La Scuola neoclassica

La scuola neoclassica è una scuola del pensiero economico che nasce e si diffonde tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. È anche conosciuta come rivoluzione marginalista ( o scuola marginalista ). Gli economisti che vi appartengono sono detti neoclassici.

Quando nasce la teoria neoclassica

Il pensiero economico neoclassico nasce tra il 1871 e il 1874. In questo breve periodo di tempo sono pubblicate tre opere fondamentali della teoria neoclassica:

  1. La "Teoria dell'economia politica" di W.S. Jevons
  2. Gli "Elementi di economia politica" di Leon Walras
  3. I "Principi di economia politica" di Carl Menger

Da queste tre opere si sviluppa l'intero impianto della teoria neoclassica che, nel giro di dieci anni, si sostituisce alla vecchia teoria classica.

Perché si afferma la teoria neoclassica?

La teoria neoclassica è una risposta all'avanzata delle teorie socialiste.

Dopo un ventennio di pace, negli anni '70 del XIX secolo i socialisti tornano ad alimentare il conflitto tra le classi sociali, creando disordini nelle economie avanzate.

La critica socialista è rafforzata dalla congiuntura negativa che colpisce i paesi capitalisti negli anni '70 e '80 dell'Ottocento ( cd "Grande depressione" ).

Per togliere scientificità alla teoria di Marx e uscire dalle critiche socialiste, l'economia classica deve essere rifondata su nuove posizioni teoriche, completamente diverse dalle precedenti.

Nota. La teoria socialista di Marx utilizza la teoria del valore-lavoro della scuola classica per dimostrare lo sfruttamento del lavoratore e per criticare il capitalismo.

Tra le varie proposte teoriche, prevale quella marginalista avanzata da Jevons, Walras e Menger.

La teoria marginalista viene accolta dalla generazione successiva di economisti negli anni '80 e '90 del XIX secolo.

Perché si chiama neoclassica

Il termine "neoclassico" deriva dalla vicinanza e dalle affinità con la precedente scuola classica, di cui i neoclassici si considerano eredi.

Le definizione di teoria neoclassica nasce con Marshall. Nella sua opera l'economista cerca di affermare un filo di continuità con gli studi classici di Adam Smith e J.S.Mill senza ripudiare quelli di Ricardo.

Al pari dei classici anche gli economisti neoclassici sostengono la superiorità del mercato come strumento allocativo e la sua capacità di risolvere i problemi economici.

Sia i classici che i neoclassici propongono l'adozione di politiche economiche liberiste ( liberismo economico ).

Entrambe le scuole rigettano ogni forma di intervento pubblico nell'economia, fatta eccezione che per alcune limitate funzioni sociali di ordine pubblico ( sicurezza interna ), giustizia e difesa militare.

Questi aspetti in comune non devono però far pensare che ci sia una linea teorica di continuità tra le due scuole.

Al contrario, l'approccio allo studio dei fenomeni economici e lo schema analitico della teoria neoclassica sono completamente differenti.

Nota. Non a caso, i primi marginalisti ( Jevons, Walras, Menger sono considerati eretici dalla scuola classica. Lo stesso Jevons, uno dei fondatori del marginalismo, è fortemente critico nei confronti della teoria classica.

Le differenze tra scuola classica e neoclassica

La scuola neoclassica vuole superare le critiche nei confronti della vecchia scuola classica.

I principali problemi della vecchia scuola classica sono le critiche ideologiche avanzate nel corso dell'Ottocento dalla scuola marxista. Alcune delle quali sono di difficile soluzione e mettono in seria crisi l'intero impianto della teoria classica.

Per risolvere il problema, i neoclassici preferiscono rigettare la teoria classica per ricostruirne una nuova, più moderna e coerente. Elaborano una nuova teoria del profitto, della distribuzione e del valore, del tutto diverse da quelle classiche.

Le principali differenze tra neoclassici e classici sono le seguenti:

  1. Approccio scientifico. L'analisi economica neoclassica è separata da qualsiasi argomentazione ideologica o politica. È uno degli aspetti che la distingue dalla teoria classica.
  2. L'analisi marginalista. Per spiegare la realtà economica gli economisti neoclassici utilizzano prevalentemente dei modelli matematici. Gli economisti neoclassici usano il linguaggio matematico per conferire maggiore rigore logico alle affermazioni teoriche ed evitare gran parte delle critiche ideologiche di stampo marxista. In particolar modo, si avvalgono del calcolo infinitesimale.
  3. L'individualismo metodologico dei neoclassici. Gli economisti neoclassici mettono l'individuo al centro dei fenomeni economici, abbandonando la ripartizione in classi sociali ( lavoratori, capitalisti, proprietari terrieri ) della scuola classica.

La teoria neoclassica del profitto

Per uscire definitivamente dalle critiche della scuola marxista la generazione di economisti neoclassici abbandona l'idea classica del profitto come grandezza residua.

Secondo i neoclassici il profitto è la remunerazione dell'attività imprenditoriale, ossia dell'attività svolta dall'imprenditore nell'organizzazione dell'impresa.

La teoria della distribuzione

Per giungere a questa considerazione i neoclassici separano il capitale dall'imprenditore. È un'altra particolarità della scuola neoclassica che la distingue da quella classica.

I neoclassici distinguono la proprietà dei fattori produttivi in personale ( lavoro ) e impersonale ( terra e capitale ). Nel processo produttivo i fattori produttivi sono remunerati in modo diverso.

  1. Il lavoro viene remunerato dal salario.
  2. La terra viene remunerata dalla rendita.
  3. Il capitale viene remunerato dall'interesse.

In questo modo, gli economisti neoclassici evitano il problema della residualità del profitto, tutte le critiche marxiste sullo sfruttamento del lavoro e l'ipotesi di annullamento del profitto nel lungo periodo.

La teoria del valore-utilità

Il valore del prodotto non è dovuto alla quantità del lavoro contenuto nella merce, come affermato nella teoria classica di Ricardo e Adam Smith.

Nella teoria neoclassica il valore è determinato dall'utilità attribuita alla merce da parte del consumatore ( valore-utilità ).

L'analisi marginalista

Un'altra importante differenza distintiva della teoria neoclassica è l'impiego dell'analisi marginalista che considera le decisioni economiche determinate dalla variazione di una grandezza al margine e non dal suo valore assoluto.

Il metodo marginalista consente analisi sofisticate e misure scientificamente più precise ma anche più astratte e meno verificabili nella realtà economica osservata.

Ad esempio, nella teoria neoclassica un'impresa massimizza il profitto nel punto di uguaglianza dei costi marginali e dei ricavi marginali. È però difficile immaginare che un imprenditore effettui questo calcolo complesso.

I precursori della scuola neoclassica

La scuola neoclassica nasce dalla disgregazione della scuola classica. Tra i principali precursori della scuola neoclassica meritano d'essere citati i seguenti economisti:

  1. Augustin Cournot. Pur vivendo in un'epoca in cui domina la teoria classica di Ricardo, Cournot è uno dei primi economisti a utilizzare il marginalismo come strumento della ricerca economica.
  2. Jules Dupuit. È uno dei primi a distinguere la differenza tra utilità totale e marginale, costruendo su questa differenza la funzione della domanda. È anche uno dei primi a usare il calcolo marginalista per determinare il sovrappiù del consumatore e del produttore.
  3. Hermann Heinrich Gossen. Gossen analizza in modo rigoroso l'utilità marginale e giunge a definire l'equilibrio delle scelte del consumatore tramite il rapporto tra le utilità marginali delle merci. È un precursore del marginalismo e dell'economia matematica.
  4. Economisti anti-ricardiani. Diversi elementi della teoria neoclassica sono anticipati dagli economisti inglesi della reazione anti-ricardiana.
  5. Johann Heinrich von Thunen. Definisce in modo rigoroso la produttività marginale. Inoltre, utilizza il calcolo marginalista per formulare una teoria della localizzazione, della rendita e dell'allocazione delle risorse.

Gli economisti neoclassici

La scuola neoclassica nasce nel 1873-74 con la rivoluzione marginalista dei fondatori del pensiero neoclassico ( Jevons, Walras, Menger ).

  • Stanley William Jevons. Jevons elabora una teoria del valore soggettivista basata esclusivamente sull'utilità marginale, sulla scarsità e sui bisogni.
  • Leon Walras. Lo studio di Walras si concentra sull'analisi dell'equilibrio economico generale ( EEG ). A differenza di Marshall, Leon Walras indaga sull'equilibrio economico di tutti i mercati ( "generale" ) per individuare una teoria in grado di rappresentare matematicamente la formazione dell'equilibrio economico e dei prezzi di mercato. È considerato il fondatore della scuola matematica nella teoria economica neoclassica.
  • Carl Menger. È il fondatore della scuola austriaca. Contribuisce a diffondere l'individualismo metodologico e il marginalismo della nascente scuola neoclassica in Germania e Austria.

La seconda generazione di economisti neoclassici

Negli anni tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, la generazione successiva di economisti marginalisti diffonde la teoria neoclassica nelle principali accademie dei paesi occidentali, facendola diventare predominante.

Nota. Questi anni sono caratterizzati da un diffuso sviluppo economico, benessere e cambiamenti tecnologici ( telefono, automobile, ecc. ) che modificano radicalmente la società. Nel pensiero scientifico prevale l'ottimismo e la sensazione di poter fare tutto. La cosiddetta Belle époque.

Pur essendo accomunati dal medesimo sistema teorico di riferimento, gli economisti neoclassici fondano diverse scuole di pensiero nazionali, spesso in polemica tra loro.

gli economisti neoclassici

I principali economisti della seconda generazione di economisti neoclassici sono i seguenti:

Scuola neoclassica inglese

Scuola austriaca

Scuola neoclassica italiana

Scuola neoclassica svedese

Scuola neoclassica americana

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  1. La scuola neoclassica
  2. La rivoluzione marginalista
  3. L'individualismo metodologico

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