Politica fiscale secondo i keynesiani
Secondo la teoria keynesiana i sistemi capitalistici sono tendenzialmente instabili perché il libero mercato non assicura il raggiungimento della piena occupazione, né evitano le crisi economiche.
J.M. Keynes pubblica la sua opera Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta nel 1936, dopo la grande crisi del 1929-32. In questo periodo storico gli imprenditori hanno aspettative negative sul futuro e preferiscono mantenere la propria liquidità in portafoglio in attesa di tempi migliori. Pertanto, qualsiasi innesto di moneta tramite la politica monetaria è inefficace perché la moneta sarebbe tesaurizzata dagli imprenditori senza alcun investimento produttivo.
Secondo Keynes la spesa pubblica può sostenere la domanda globale nei momenti di crisi economica, abbreviandone la durata, la crescita dell'occupazione e del reddito fino alla piena occupazione.
La politica fiscale secondo i keynesiani è efficace
La teoria macroeconomica di Keynes può essere analizzata utilizzando il modello IS-LM che consente di osservare contemporaneamente sia gli effetti sul mercato dei beni che quelli sul mercato della moneta.
Secondo la teoria keynesiana l'equilibrio iniziale si trova in una situazione di sottoccupazione delle risorse, gli operatori hanno una grande dotazione di moneta non utilizzata ( trappola della liquidità ) la domanda di moneta ( L ) è molto sensibile alle variazioni del tasso di interesse ( h=∞ ).
In tali circostanze la curva LM è perfettamente piatta, orizzontale e parallela all'asse delle ascisse.
L'incremento della spesa pubblica ( ΔG ) sposta la curva IS verso destra. L'equilibrio economico si sposta dal punto e0 al punto e1. Nel nuovo punto di equilibrio e1 si verifica una situazione di eccesso di domanda di moneta ( L>M ).
ΔL = kY - hi ( h=∞ )
L'eccesso della domanda moneta ( L>M ) è immediatamente soddisfatto dalla grande dotazione di moneta che gli operatori trattengono in portafoglio ( trappola della liquidità ). Non si verifica, pertanto, alcun incremento del tasso di interesse ( i ) per riportare in equilibrio il mercato della moneta ( L=M ).
Cos'è la trappola della liquidità? Nell'ipotesi keynesiana gli operatori economici dispongo già di un'ampia dotazione di moneta che non impiegano sotto forma di investimenti a causa delle proprie aspettative negative sul futuro. In questa circostanza qualsiasi politica monetaria espansiva ( ΔM ) diventa inefficace poiché gli imprenditori preferiscono trattenere la liquidità in eccesso ( M ) in portafoglio aspettando tempi migliori per investire ( animal spirts ).
Come uscire dalla trappola della liquidità
Per uscire dalla trappola della liquidità John Maynard Keynes propone di prelevare una parte della liquidità inutilizzata dagli imprenditori tramite la leva fiscale ( imposte ) e utilizzare il gettito fiscale per finanziare la spesa pubblica ( ΔG ).
A parità di investimenti ( I ) dei privati, l'incremento della spesa pubblica ( ΔG ) produce effetti reali ( ΔY ) sull'equilibrio macroeconomico.
La politica fiscale espansiva consente allo Stato di sostituirsi ai mancati investimenti degli imprenditori, spingendo il sistema verso la crescita economica ( ΔY ).
Nel medio-lungo periodo la crescita economica migliora le aspettative degli imprenditori sul futuro, facendoli tornare a investire ( I ). In conclusione, la politica fiscale è efficace.
Al termine del processo di aggiustamento il reddito/produzione è aumentato ( Y1 ), il tasso di interesse di equilibrio è, invece, rimasto invariato a i0.
Per questa ragione, secondo i keynesiani l'efficacia della politica fiscale è massima.
Il moltiplicatore fiscale eguaglia il moltiplicatore del reddito
Nella teoria keynesiana il moltiplicatore fiscale ha valori molto elevati.
La politica fiscale espansiva raggiunge la sua massima efficacia sul reddito perché l'elevata sensibilità della domanda di moneta alle variazioni del tasso di interesse ( h = ∞ ) consente di eguagliare il moltiplicatore fiscale al moltiplicatore del reddito.
Dimostrazione
La dimostrazione dell'uguaglianza tra i due moltiplicatori può essere ottenuta a partire dal moltiplicatore fiscale con semplici passaggi algebrici.
La variabile h=∞ ( ipotesi keynesiana ) annulla il denominatore del rapporto mk/h del moltiplicatore fiscale rendendo pari a uno il coefficiente di moltiplicazione tra ΔY e m ΔG.
In tale circostanza l'incremento del reddito è pari a ΔY=m ΔG e l'efficacia della politica fiscale è pari a ΔY/ΔG=m.
Sapendo che la variabile m è uguale a 1/[1-c (1-t) ] e identifica il moltiplicatore del reddito, si può quindi affermare che nell'ipotesi keynesiana ( h=∞ ) il moltiplicatore fiscale eguaglia il moltiplicatore del reddito ( m ).