Nascita artigianato e tecniche
Il surplus alimentare della valle del Tigri e dell'Eufrate, nell'antica Mesopotamia, determina una rapida crescita demografica dei villaggi che si trasformano in agglomerati urbani e città. La produzione agricola in eccesso viene stoccata nei magazzini e nei granai situati nei centri urbani, permettendo alla società agricola di evolvere verso forme più complesse e stratificate in classi sociali. Una parte della popolazione può dedicarsi ad attività extra-agricole. Nasce così l'artigianato e l'uso delle tecniche.
Nella società sumero-mesopotamica la nascita delle classi sociali e dei mestieri è attribuita al volere degli dei, i quali le introducono nella società umana per far uscire l'universo dal suo caso primigenio. Questa forte impronta religiosa ha tuttavia un effetto frenante sull'innovazione, in quanto l'unico compito degli uomini è quello di tramandarsi il mestiere di padre in figlio senza apportare variazioni a quanto deciso in origine dagli dei. Ciò avviene soprattutto nelle città mesopotamiche d'origine sumera nella Bassa Mesopotamia. Gli impulsi all'innovazione tecnologica arrivano soprattutto dall'esterno, dalle periferie degli imperi e da quelle città dell'Alta Mesopotamia o dell'Anatolia da cui emergono civiltà guerriere antagoniste, come quella assira o ittita. Grazie a questi popoli l'artigianato spezza il rigido legame con la tradizione religiosa e si diffonde la conoscenza delle nuove tecniche metallurgiche, generando un ulteriore incremento alla produttività del settore agricolo e di quello artigianale. Il ruolo dell'artigianato inizia ad assumere grande importanza agli occhi dei sovrani mesopotamici, come un vero e proprio settore strategico. Dai progressi degli artigiani nelle tecniche, in particolar modo della metallurgia e della costruzione dei carri da combattimento, deriva infatti la potenza delle armi utilizzate dagli eserciti per difendere o per conquistare nuovi territori.