Utilità cardinale
L'utilità cardinale è una nozione di utilità come quantità misurabile e addizionabile. La nozione di utilità cardinale si basa sul principio della maximum felicitas coniato da Bentham, il quale considera l'utilità di un individuo derivante dal consumo di un bene/servizio come una grandezza misurabile ed aggregabile. A partire da questo presupposto le utilità individuali possono essere sommate tra loro matematicamente per ottenere l'utilità totale della collettività. L'utilità cardinale è una nozione ottocentesca, frutto del tentativo degli economisti di considerare l'economia come una scienza esatta al pari delle scienze pure.
Esempio. Immaginiamo che una persona attribuisca 100 unità di utilità al mangiare una pizza e 50 unità al mangiare un panino. Questo significa che, secondo la logica dell'utilità cardinale, la pizza dà esattamente il doppio di soddisfazione rispetto al panino. Se consuma due pizze, otterrà 200 unità di utilità: le utilità si sommano aritmeticamente. In questo modo, le scelte possono essere valutate e confrontate in termini numerici assoluti.
Come vedremo questa visione dell'utilità si presta a diverse critiche. In particolar modo, la difficoltà di attribuire una misura oggettiva all'utilità.
Le critiche all'utilità cardinale
L'utilità cardinale implica la capacità di ogni individuo di assegnare un valore numerico esatto ad ogni scelta di consumo per ogni bene di consumo e per ogni quantità di consumo. L'individuo deve, pertanto, essere in perfetta e razionale conoscenza della sua funzione di utilità. Ciò evidentemente non è realistico. Inoltre, se pure esistesse questa possibilità (e non esiste) l'utilità è soggettiva ed ogni individuo farebbe riferimento soltanto alla propria funzione di utilità. Per sommare aritmeticamente le utilità individuali sarebbe necessario conoscere con esattezza tutte le funzioni di utilità di tutti gli individui. In conclusione, non è possibile considerare l'utilità come una grandezza assoluta ed oggettiva ( utilità cardinale ) poiché questa è in realtà una grandezza relativa e soggettiva. Per superare queste critiche gli economisti neoclassici decidono di abbandonare definitivamente la nozione ottocentesca di utilità cardinale a favore della nozione di utilità ordinale. Secondo l'economista Pareto non esiste un'unità di misura dell'utilità. Ogni individuo possiede dei propri gusti e preferenze ( utilità soggettiva ), tali da rendere impossibile una misurazione oggettiva dell'utilità, valida per tutti. È possibile soltanto affermare che, dal punto di vista di una persona, un bene è utile come un altro bene, oppure è più utile o meno utile di un altro bene. La tesi della confrontabilità delle utilità di Pareto è alla base del concetto di utilità ordinale e delle curve di indifferenza.