Valore
Il valore è una caratteristica dei beni ed è un fattore determinante nel processo di formazione dei prezzi. Nella teoria economica il termine valore può assumere diversi significati e un'ampia parte della letteratura economica è dedicata alla ricerca dell'origine del valore. Gli economisti della scuola classica, a partire da Adam Smith, distinguono il valore in valore d'uso e valore di scambio.
- Valore d'uso. Il valore d'uso è la capacità di un bene economico di soddisfare un bisogno umano. Secondo gli economisti classici il valore d'uso di un bene ha un carattere oggettivo ( valore assoluto ), da distinguere dalla capacità di un bene di fornire utilità a un individuo ( valore soggettivo ).
- Valore di scambio. Il valore di scambio è la capacità di un bene economico di essere scambiato con un altro bene economico. In termini contemporanei il valore di scambio è il prezzo relativo del bene.
Secondo Adam Smith il valore assoluto di un bene è la quantità di lavoro scambiabile ( lavoro comandato ) con una unità del bene stesso. Il concetto di valore assoluto viene ulteriormente ampliato dall'economista classico David Ricard con l'elaborazione della teoria del valore lavoro, in base alla quale il valore di un bene è determinato, direttamente o indirettamente, dalla quantità di lavoro incorporata. Secondo la teoria valore-lavoro il valore di un bene economico dipende dalla quantità di lavoro necessario per la sua produzione. La teoria del valore lavoro viene successivamente ripresa da Karl Marx e dagli economisti marxisti per asserire lo sfruttamento del capitale sul lavoro e la caduta tendenziale del saggio di profitto nel lungo periodo.
Valore di scambio e valore d'uso. Il valore lavoro di un bene non è collegato al valore di scambio dello stesso. Può, infatti, capitare che un bene richieda una scarsa quantità di lavoro per la sua produzione e, pur avendo un valore-lavoro molto basso, si presenta sul mercato con un valore di scambio molto alto ( es. diamante ). In conclusione, il valore di scambi non eguaglia il rapporto dei valori assoluti ( valori d'uso ) dei beni. Gli economisti classici e marxisti non riescono a fornire una spiegazione logica in grado di spiegare la diseguaglianza tra valore lavoro e valore di scambio.
Gli economisti della scuola neoclassica superano l'impasse rinunciando del tutto alla teoria del valore lavoro. Secondo i neoclassici il valore è determinato dalla capacità del bene di soddisfare un bisogno umano, ossia dall'utilità. I neoclassici elaborano una teoria del valore basata sull'utilità marginale, in base alla quale il valore economico di un bene è determinato dall'utilità marginale ottenuta dall'ultima unità di consumo del bene economico ( teoria marginalista ). Mentre gli economisti classici basano la propria teoria del valore sui fattori produttivi ( valore lavoro ) seguendo un approccio oggettivo ( valore assoluto ), gli economisti neoclassici adottano un approccio soggettivo ( valore soggettivo ). Secondo i neoclassici il prezzo di un bene è determinato dall'incremento di soddisfazione che genera l'ultima unità consumata del bene stesso ( utilità marginale ).
Teoria marginalista e valore d'uso. Il concetto di valore della teoria marginalista non deve essere confuso con il valore d'uso della scuola classica. Il valore d'uso è un concetto assoluto e oggettivo ( valore assoluto ) che si presenta per tutti. Secondo i marginalisti, invece, il valore è un concetto soggettivo ( valore soggettivo ) strettamente legato all'utilità marginale ottenuta dall'individuo con il consumo dell'ultima unità del bene.
Origine del valore. Nel corso Novecento il dibattito sull'origine del valore ha perso progressivamente importanza. L'analisi economica considera il valore di un bene essenzialmente come il prezzo determinato dalle condizioni e dal punto di incontro della domanda e dell'offerta del bene economico. La teoria del valore viene sostituita con la teoria dei prezzi e la teoria del mercato.
- Nel XIV secolo Jean Buridan spiega il valore delle merci come espressione dei bisogni umani.
- Nel XV secolo Antonio Pierozzi descrive per la prima volta una teoria soggettivistica del valore, in cui il valore delle merci è determinato dal costo di produzione, dalla scarsità ( raritas ) e dalla stima degli individui.