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Modello newtoniano di scienza

Il modello newtoniano della scienza nasce con la scoperta della legge della dinamica e della gravitazione universale dello scienziato inglese Isaac Newton nel XVII secolo. Le leggi di Newton contribuiscono a formare un nuovo paradigma scientifico basato sull'idea che ogni fenomeno fisico sia riconducibile a leggi semplici e universali, tali da consentire una previsione degli eventi futuri. Nel modello newtoniano di scienza il principale obiettivo della scienza consiste nella scoperta delle leggi universali alla base della realtà, da rappresentare mediante il formalismo matematico. Il modello newtoniano influenza la produzione scientifica nell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento. La principali caratteristiche del modello sono:

  • Semplicità. Le leggi alla base dei fenomeni naturali sono semplici. La rappresentazione dettagliata e complessa dei fenomeni naturali è, invece, considerata inutile e fuorviante. Per poter prevedere un evento è necessario sfrondare i fenomeni dagli elementi accidentali tramite un processo riduzionista verso l'essenziale ( riduzionismo ).
  • Universalità. Le leggi scientifiche devono essere applicabili in modo generale e universale in ogni luogo, in modo generale, dall'infinitesimamente piccolo all'infinitesimamente grande. La leggi di gravità di Newton sono applicabili, secondo il modello di scienza newtoniano, tanto alla Terra quanto a qualsiasi altro corpo celeste dell'universo.
  • Certezza. L'incertezza non è considerata nel modello newtoniano di scienza. Una volta individuata la legge naturale e formalizzata in modo matematico, questa è in grado di prevedere con precisione l'andamento futuro degli eventi. Quando ciò non è possibile è dovuto all'ignoranza e all'incapacità dell'uomo di risalire alle vere cause dei fenomeni naturali. In altri termini, le leggi sono sempre certe, se non lo sono allora deve ancora essere scoperta la legge che determina il fenomeno. Nel modello newtoniano il ricorso al calcolo probabilistico come strumento di previsione è raro e vi si ricorre solo in casi eccezionali per compensare una condizione di parziale ignoranza. Secondo Laplace il ricorso al caso per interpretare i fenomeni naturali è soltanto sinonimo di ignoranza dell'uomo. Lo stesso concetto viene ripreso da Einstein, negli anni '20 del Novecento, con la celebre frase "Dio non gioca a dadi" ossia tutto è prevedibile una volta scoperte le leggi.
  • Determinismo. Ogni fenomeno naturale ha una o più cause determinanti. Gli eventi si verificano in risposta al verificarsi di altri eventi o condizioni, detti fattori determinanti. Il compito dello scienziato consiste nel sapere individuare le vere cause determinanti dei fenomeni, quelle in grado di prevedere con certezza il verificarsi o meno del fenomeno in studio. Un esempio di determinismo scientifico è la teoria dell'evoluzione delle specie di Charles Darwin. Il determinismo influenza la produzione scientifica nell'Ottocento e nel primo Novecento.
  • Evoluzionismo. Nei secoli precedenti la scienza naturale è prevelentemente descrittiva, fissista e classificatoria, frutto dell'idea di una realtà eterna e immutabile ereditata dal dogma religioso. A partire dal Settecento si impone, invece, una concezione trasformista a seguito della scoperta dei fossili di specie estinte ( dinosauri ) che fanno crollare l'idea degli atti successivi di creazione. Si diffonde l'idea di una continua evoluzione naturale degli esseri viventi verso la perfezione. Tale visione scientifica è però frutto di una concezione deista della natura, priva di prove scientifiche al pari del dogma scientifico, in quanto non è detto che l'evoluzione sia sempre migliorativa. Al problema contribuisce a dare una risposta il naturalista britannico Charles Darwin con la teoria dell'evoluzione basata sulla selezione naturale e sulla capacità di adattamento degli esseri viventi all'ambiente È la stessa natura a selezionare i caratteri più vantaggiosi per la sopravvivenza e la riproduzione in un particolare ambiente, consentendo a questi di trasmettere più facilmente i propri caratteri alle nuove generazioni, fino a trasformare una specie in un'altra. Gli elementi con caratteri meno vantaggiosi sono, invece, condannati all'oblio. L'evoluzione è pertanto continua nel corso del tempo ed è fortemente legata alla capacità di adattamento all'ambiente circostante, anch'esso in continua mutazione.

Il modello newtoniano nelle scienze sociali. Nel corso dell'Ottocento il modello newtoniano costituisce un paradigma non solo per le scienze pure ma anche per le scienze sociali. Le stesse caratteristiche fin qui delineate ( semplicità, universalità, ecc. ) si riscontrano anche negli studi sociali, ad esempio in sociologia e in economia. Anche in questi altri campi di studio i ricercatore osserva la realtà e la riduce all'essenziale al fine di scoprire le leggi semplici ed universali che sottostanno ai fenomeni socio-economici. Alcuni esempi sono la teoria quantitativa della moneta, la "mano invisibile" di Adam Smith, la teoria del valore-lavoro di Marx, ecc.

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