Governo dei trenta tiranni
Al termine della seconda guerra del Peloponneso Atene subisce le condizioni di pace imposte da Sparta e dal generale Lisandro. Al posto del regime democratico viene insediata una commissione di trenta persone con lo scopo di modificare la costituzione ateniese ed imporre la restaurazione di un regime oligarchico filo-spartano. Le trenta persone (arconti) sono nominate nel 404 a.C. direttamente dal generale spartano Lisandro. I Trenta sono divisi in due fazioni, una più moderata capeggiata da Teramene che poco prima aveva negoziato la resa di Atene nelle mani di Lisandro e l'altra più radicale a capo di Crizia, discepolo di Socrate e zio di Platone. Il godimento dei diritti politici viene limitato soltanto a 3000 cittadini. Il tribunale popolare (eliea) è trasferito di competenza ad una commissione di cinquecento. Il controllo della polizia è affidato agli Undici.
Il regime di terrore di Trenta tiranni
Il governo oligarchico è duro ed intransigente, tanto da guadagnarsi la denominazione di governo dei "Trenta tiranni". Lo stesso Teramene viene accusato dal governo oligarchico di eccessiva moderazione ed infine ucciso. L'eliminazione di Teramene lascia il campo libero alla politica repressiva e sanguinaria di Crizia. Circa un migliaio di oppositori politici trovano la morte ed almeno cinquemila sono esiliati. A pagare il costo della repressione sono soprattutto gli stranieri residenti senza diritto di cittadinanza. Il governo dei Trenta convince il generale spartano Lisandro della necessità di assassinare Alcibiade in esilio, al fine di scongiurare definitivamente il rischio un suo possibile ritorno al potere ad Atene. Il governo dei Trenta instaura un regime di terrone e di paura che non esclude nessun cittadino e censo. Temendo l'insurrezione popolare i Trenta sono costretti anche a chiedere a Sparta l'invio di un contingente di tremila opliti spartani che si insediano direttamente sull'Acropoli.
La caduta del governo dei Trenta
L'eccessiva impopolarità del governo dei Trenta è la causa della caduta del regime. Per evitare un ritorno alle armi gli eforti spartani si recano a Tebe per trattare con gli ateniesi democratici in esilio. Nelle trattative gli spartani concedono agli ateniesi il ritorno della democrazia ad Atene chiedendo in cambio l'impegno a non ricostituire la lega Delio-Attica ed a promuovere un'amnistia generale per i crimini commessi dalla fazione oligarchica. A capo di Trasibulo e Anito, nel 404 a.C., gli ateniesi in esilio riconquistano il porto del Pireo. Il governo dei Trenta tiranni viene sciolto e lo stesso Crizia viene ucciso durante gli scontri. Il tentativo del generale spartano Lisandro di intervenire nel conflitto a favore degli oligarchici viene tempestivamente bloccato dal re di Sparta Pausania e dagli efori che, tenendo fede agli accordi con gli esuli ateniesi, si propongono come pacieri ed ottengono l'amnistia per gran parte della fazione oligarchica ateniese. Il governo dei Trenta tiranni si conclude dopo un solo anno dall'insediamento. Ad Atene viene ripristinata la democrazia ma permane nell'aria un forte clima di sospetto. In questa fase di profonda incertezza politica trova la morte anche il filosofo Socrate.