Teoria classica e ambiente
L'ambiente nell'economia classica è costituito dalla terra, il fattore produttivo dal quale deriva la produzione agricola di una popolazioni. Gli economisti classici considerano la terra come un fattore scarso che limita le possibilità di crescita economica nel lungo periodo. Il rapporto tra l'economia e l'ambiente naturale viene approfondito nelle opere di Malthus e di Ricardo nell'analisi delle rendite fondiarie. Prima di affrontare questi argomenti è opportuno distinguere la visione classica nelle situazioni di breve e di lungo perido.
- Breve periodo ( crescita economica ). Nel breve periodo il sistema economico tende all'equilibrio, grazie alle forze regolatrici del mercato. Adam Smith introduce il concetto dela mano invisibile per ribadire la capacità dei mercati di raggiungere la migliore situazione individuale e collettiva. Ogni agente economico persegue i propri interessi personali e, così facendo, conduce l'intero sistema economico verso un equilibrio economico ottimale di breve periodo. In tale ottica, lo Stato non deve intervenire in economia. Allo Stato spetta soltanto il compito di garantire la sicurezza delle persone ( difesa, sorveglianza, ordine pubblico, istruzione, ecc. ) offrendo i beni pubblici essenziali. Nel breve periodo il mercato può raggiungere qualsiasi obiettivo di crescita economica ed efficienza. Le convizioni di Smith sulla superiorità del mercato sono riprese da tutti gli economisti classici.
- Lungo periodo ( stato stazionario ). La teoria economica classica è, invece, pessimista nel lungo periodo. Secondo i classici, la crescita economica è un fenomeno temporaneo che conduce l'economia verso un equilibrio di stato stazionario nel lungo perodo, ove la crescita economica e i profitti cessano di esistere, la produzione è al pieno impiego ma ogni uomo vive in condizioni di mera sussistenza.Il pessimismo di lungo periodo caratterizza la teoria economica degli economisti classici del XIX secolo ( Adam Smith, Ricardo, Malthus ).
Nei classici l'ambiente è sostanzialmente un vincolo alla produzione in termini di scarsità di offerta della terra coltivabile. Nelle grandi nazioni del XVIII e XIX secolo è già evidente il problema, le terre fertili sono disponibili in quantità limitata e la produzione agricola è caratterizzata dai rendimenti decrescenti. La scarsità assoluta della terra è ben nota a Thomas Robert Malthus che vi costruisce sopra la propria teoria economico-demografica ( teoria malthusiana ). Secondo il ragionamento di Malthus, in una nazione la terra è disponibile in quantità fissa ( scarsità assoluta ). Nel breve periodo si rileva un surplus della produzione ( π ), un'eccedenza di prodotto agricolo oltre il monte salari ( WP ) destinato ai lavoratori. La presenza del profitto spinge gli agricoltori a investire nella crescita, mettendo a coltura una maggiore estensione di terre al fine di aumentare la produzione ( ΔY ). D'altra parte, l'abbondanza di cibo consente alla popolazione ( P ) dei lavoratori di prosperare e di proliferare, di vivere più a lungo e di riprodursi più frequentemente, facendo crescere di numero la popolazione totale ( ΔP ) della nazione.
Nel corso del tempo i rendimenti decrescenti della produzione agricola assottigliano il surplus netto al crescere della produzione. Il processo di crescita e di rallentamento della risorsa naturale è descritto da Malthus tramite la curva logistica, anche conosciuta come curva di Malthus. Quando tutte le terre sono coltivate, nel medio-lungoo periodo, tutto ciò che viene prodotto è destinato a soddisfare i bisogni alimentari della popolazione dei lavoratori ( YS=WP ), la produzione ( YS ) eguaglia il monte salari ( WP ) e il profitto si azzera completamente ( π=0 ). In tale circostanza di lungo periodo, l'assenza dei profitti arresta gli investimenti, la produzione cessa di crescere e si stabilizza. Anche la popolazione smette di crescere, non essendoci più abbondanza di cibo per tutti, e si stabilizza al suo livello massimo ( Pmax ) nel momento in cui la produzione totale permette a tutte le persone di vivere a un livello di sussistenza ( benessere sociale minimo ). Se ci fossero altre persone che eccedono questo livello massimo, sarebbero destinati a morire di fame e di stenti, non essendoci una quantità di cibo sufficiente per tutti.
Nel lungo periodo viene a crearsi un equilibrio di stato stazionario ( YS ), in cui la popolazione e la produzione sono costanti e le risorse sono utilizzate al pieno impiego. In conclusione, secondo i classici nel lungo periodo l'ambiente è un vincolo alla crescita del sistema economico.
- Scarsità relativa della terra ( Teoria di Ricardo ). I rendimenti decrescenti sono alla base della teoria della rendita dell'economista inglese David Ricardo, uno dei principali esponenti dell'economia classica nella prima metà del XIX secolo. Secondo Ricardo il vincolo alla crescita non è determinato dalla scarsità assoluta delle terre, come ipotizzato da Malthus, bensì dalla scarsità relativa delle terre. Gli uomini ordinano i suoli coltivabili in base al loro grado di fertilità, iniziando a coltivare dapprima le terre più fertili, poiché offrono un rendimento produttivo più alto. Quando un agricoltore decide di aumentare la produzione estendendo la superficie coltivata, deve iniziare a seminare anche le terre meno fertili, ove si ottiene un rendimento marginale più basso. Ciò causa il fenomeno del rendimento decrescente della produzione anche quando la terra disponibile non è ancora esaurita, in tali circostanze non si verifica una scarsità assoluta ma una scarsità relativa delle risorse naturali, poiché le nuove terre marginali disponibili sono di qualità inferiore ( meno fertili ) rispetto a quelle già coltivate.
- Teoria marxista e ambiente. La teoria marxista riprende diversi aspetti della teoria economica classica, tra i quali la teoria del valore lavoro e la tendenza di lungo periodo del sistema economico verso un equilibrio di stato stazionario ( pessimismo ). Secondo Marx, la scarsità crescente delle risorse naturali contribuisce ad accentuare il confitto tra le classi sociali e lo sfruttamento del lavoro. L'acuirsi della lotta di classe, secondo gli economisti marxisti, spinge la maggioranza sfruttata dei lavoratori verso la rivoluzione fino a causare la fine del capitalismo.
- Progresso tecnico. Lo stato stazionario di lungo periodo non considera l'effetto del progresso tecnico sulla produzione. Le innovazioni tecnologiche migliorano l'efficienza della produzione a parità di impiego dei fattori produttivi. Nel diagramma cartesiano il progresso sposta la funzione di produzione verso l'alto, allontanano le condizioni dello stato stazionario nel tempo. Secondo l'economista John Stuart Mill, la presenza del progresso tecnico compensa l'effetto dei rendimenti decrescenti.
Ad esempio, nell'equilibrio di stato stazionario E1, l'uomo scopre un fertilizzante più efficace o una nuova tecnica di irrigazione che migliora la fertilità sulle terre marginali. L'innovazione tecnologica trasla verso l'alto la curva del prodotto totale, spostando l'equilibrio dello stato stazionario da E1 a E2. Le nuove condizioni dell'equilibrio stazionario (E2) sono compatibili con un livello di produzione ( Y2 ) e di popolazione ( P2 ) più alto. In conclusione, se il progresso è un fenomeno continuo nel tempo, il sistema economico tende verso l'equilibrio stazionario senza mai raggiungerlo. La visione di John Stuart Mill ridimensiona il pessimismo di lungo periodo del pensiero economico classico sulle risorse naturali.