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Pace di Nicia

Nel 421 a.C. la seconda guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene dura ormai da dieci anni e nessuna delle due polis sembra prevalere l'altra. Le sorte sul campo di battaglia alterna le vittorie ateniesi a quelle degli spartiati. Nelle due polis le fazioni favorevoli alla prosecuzione della guerra sono in grande maggioranza rispetto alle fazioni pacifiste. Nel 422 a.C. un evento segna un improvviso mutamento nello scenario politico delle due polis greche. Nella battaglia di Antipoli perdono la vita i principali sostenitori della guerra, il generale ateniese Cleone e lo spartano Brasida. I conservatori ateniesi, favorevoli alla pace con Sparta, ne approfittano per iniziare una trattativa di pace con il nemico. Sotto la guida del conservatore ateniese Nicia le due polis sottoscrivono nel 421 a.C. un trattato di pace (detto Pace di Nicia) della durata di cinquant'anni. Il trattato stabilisce:

  • il ritorno di Anfipoli e delle altre città ribelli ad Atene;
  • il ritorno delle città di Pilo e Citera (conquistate dagli ateniesi nel corso della guerra) a Sparta;

Il trattato ristabilisce in parte l'ordine geopolitico prima del conflitto. È tuttavia un trattato di pace molto debole in quanto viene sottoscritto dalle rispettive minoranze pacifiste delle due polis e non prende in considerazione l'effettivo andamento della guerra che vede l'Attica devastata dall'invasione degli spartiati e il Peloponneso perlopiu uscito indenne dalla guerra. Quando gli spartani si ritirano dalle città conquistate o ribellate queste non desiderano più rientrare nella lega attica. Nonostante la vittoria diplomatica ateniese della Pace di Nicia, il prestigio di Atene esce ridimensionato dalla seconda guerra del Peloponneso.

Un trattato di pace che non piace a nessuno

La condizioni di pace lasciano scontenti gli spartani poiché annullano di fatto le conquiste militari dei lacedemoni. Allo stesso modo le condizioni non sembrano piacere nemmeno agli ateniesi che in gran parte restano favorevoli alla continuazione della guerra. Ad Atene rialza la testa il partito della guerra con Iperbolo e Alcibiade. Le due città di Pilo e Citera non sono riconsegnate agli spartiati. Nemmeno i prigionieri di guerra sono restituiti ai lacedemoni. Nel frattempo scade la pace trentennale siglata tra Sparte e Argo e la città lacedemone torna a concentrare la propria attenzione militare per rinforzare la propria egemonia nel Peloponneso. In conclusione, la Pace di Nicia è un trattato di pace molto debole che lascia scontenti tutti. Il trattato è stato siglato da minoranze pacifiste contro la volontà e il desiderio di guerra delle maggioranze approfittando della contemporanea morte dei principali leader sostenitori della guerra. Il conflitto tra Atene e Sparta è quindi destinato a riaccendersi ben presto.

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