Adam Smith e il pensiero filosofico

Adam Smith elabora la propria teoria economica nel XVIII secolo, in un'era post illuministica e pre industriale. Viene influenzato dai ragionamenti filosofici del suo tempo. In particolar modo, nelle teorie dell'economista scozzese si possono trovare diverse tracce del pensiero razionalista cartesiano e dell'empirismo inglese.

Il razionalismo e la filosofia cartesiana

Nel XVII secolo il filosofo francese Cartesio introduce la concezione razionalistica della conoscenza, basandosi sulla scienza matematica. Dio ha creato l'universo e quest'ultimo continua ad autoregolarsi da sé, senza bisogno di un continuo intervento divino. Essendo retto da regole razionali, tramite la matematica l'uomo può scoprire le leggi che regolano l'universo e i fenomeni naturali.

Il razionalismo cartesiano viene applicato in ogni ambito del sapere, dapprima si diffonde nelle scienze naturali e successivamente anche nella filosofia morale e nelle scienze sociali. Il razionalismo influenza il pensiero illuminista e, indirettamente, anche il pensiero di Adam Smith.

La teoria della gravità universale di Newton

Nel '700 la teoria della gravità universale di Newton diffonde l'idea di un universo ordinato e razionale, in cui gli atomi si muovono rispondendo a leggi generali. In Adam Smith è molto marcato l'atomismo. La società è considerata l'insieme di singoli individui che seguono un comportamento razionale ed egoistico. Il funzionamento della società può, quindi, essere spiegato attraverso delle regole meccaniche.

L'atomismo

A differenza dei fisiocratici, Adam Smith non suddivide la società in classi sociali o in aggregati di persone. Ogni individuo persegue il proprio interesse individuale per massimizzare il proprio benessere tramite comportamenti egoistici.

Questa caratteristica lo distingue dai fisiocratici di Quesnay che, al contrario, vedono la società come il corpo umano, composto da organi in continuo equilibrio tra loro. Nei fisiocratici prevale la visione del giusnaturalismo e della società come insieme di agenti sociali collettivi ( classi sociali ).

In Smith, invece, prevale l'azione dell'agente individuale. L'economista inglese spiega la teoria della mano invisibile senza citare le classi sociali. Sono gli individui a contribuire indirettamente al raggiungimento dell'equilibrio sociale, tramite il proprio comportamento egoistico.

Gli individui rappresentano gli gli atomi della società. Il loro comportamento individuale consente di spiegare la meccanica dei fenomeni sociali.

L'empirismo

Adam Smith segue le convinzioni filosofiche del suo maestro Hutcheson e costruisce la sua visione teorica basandosi sull'empirismo dei filosofi inglesi. A differenza di questi ultimi, Smith nega l'esistenza di una naturale benevolenza dell'uomo a vivere con i propri simili.

Secondo Smith, è l'interesse egoistico a spingere gli uomini ad aggregarsi in una società, a scambiare tra loro le merci e il lavoro. Da questa visione empirista prende vita la teoria della mano invisibile, in base alla quale gli individui servono indirettamente l'interesse collettivo tramite le loro scelte egoistiche.

Con Adam Smith l'egoismo cessa di essere un problema della filosofia sociale. Al contrario, il comportamento egoistico è l'origine dell'esistenza e della ricchezza della nazione.

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