Economia classica

L'economia classica designa un insieme di studi economici del XVIII e XIX secolo. Gli economisti appartenenti all'economia classica, o scuola classica, sono comunemente indicati come "classici". La scuola classica studia i fenomeni economici in un momento storico particolarmente dinamico, sia dal punto di vista delle innovazioni tecnologiche ( rivoluzione industriale ) e sia dei modi di produzione. Al centro delle teorie economiche classiche si può constatare la presenza di una forte fiducia nella capacità del mercato di giungere in modo naturale, senza interventi da parte dei policy maker, verso un equilibrio economico-sociale ottimale.

Gli economisti della scuola classica

Adam Smith viene riconosciuto generalmente come il fondatore della scuola classica. Tuttavia, la scuola classica raggruppa economisti molto diversi tra loro, le cui teorie approfondiscono singoli aspetti dei fenomeni economici senza alcun vincolo di appartenenza a una determinata scuola di pensiero. Si intende per classici tutti quegli economisti successivi al mercantilismo che, svolgendo un'attività di studio individuale, sostengono il liberismo economico, la rimozione degli ostacoli agli scambi, il processo naturale di formazione dei prezzi di mercato e il modo di produzione capitalistico. I classici si distinguono anche per essere i primi ad applicare con coerenza negli studi economici un metodo di indagine basato sull'analisi deduttiva.

  • Adam Smith. Adam Smith sviluppa la teoria economica del "laissez faire", già avanzata dai fisiocratici nel settore agricolo, estendendola a tutti i settori economici. Nella sua opera principale "Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni" ( o "Ricchezza delle nazioni" ) del 1776, Adam Smith propone di limitare l'intervento pubblico in economia, lasciando al mercato il compito di risolvere i problemi economici. Secondo Adam Smith ogni operatore economico privato persegue il proprio guadagno personale e, come guidati da una "mano invisibile", le scelte individuali per la ricerca del guadagno personale conducono indirettamente al benessere sociale e generale dell'economia Non è, quindi, necessario alcun intervento pubblico da parte dei governi. È sufficiente rimuovere le barriere agli scambi e agevolare il funzionamento naturale del mercato ( liberismo economico ). Il pensiero di Adam Smith è in forte contrapposizione con quello della scuola mercantilista. Per questa ragione è considerata la pietra miliare della nascente economia classica.
  • David Ricardo. David Ricardo compie un'opera di elaborazione di una teoria economica completa, in grado di spiegare i fenomeni economici nei processi di produzione e di formazione del lavoro. Secondo la teoria di Ricardo il sistema economico capitalistico tende automaticamente verso una situazione di pieno impiego, in quanto l'offerta ( produzione ) crea la domanda di mercato ( legge di Say ). Ricardo amplia così la dottrina del liberismo economico di Smith sugli scambi commerciali e la estende anche ai rapporti di produzione. A David Ricardo si deve anche l'opera di completamento della teoria del valore dell'economia classica, in base al quale il valore dei beni è determinato dal contributo del lavoro impiegato direttamente o indirettamente nella produzione degli stessi ( valore lavoro ). Sono particolarmente importanti anche gli studi di Ricardo sulle rendite fondiarie.
  • Thomas Robert Malthus. Gli studi di T.R. Malthus pongono l'enfasi sulla relazione tra la crescita della popolazione e la crescita economica. Nella sua opera principale "Saggio sul principio della popolazione" del 1798, Malthus sostiene che l'incremento della produttività, generato dal progresso tecnologico, non è in grado di compensare le esigenze della crescita della popolazione. La produzione registra cresce in progressione aritmetica (1,2,3,4,...) mentre il consumo, spinto dall'incremento demografico, aumenta in progressione geometrica (1,2,4,8,...). In conclusione, secondo Malthus l'economia tende verso un equilibrio di lungo periodo in cui la popolazione giunge al suo livello massimo ma in una condizione di mera sussistenza alimentare ( trappola malthusiana ). Gli studi di Malthus fondano un filone di studio pessimistico dell'economia e della crescita economica. Gli studi di Malthus consentono di elaborare il concetto dei rendimenti decrescenti della produzione e una teoria della rendita differenziale, successivamente ripresa e completata da David Ricardo.
  • John Stuart Mill. L'economista J.S. Mill elabora il concetto di homo oeconomicus. Secondo Mill ogni soggetto economico privato è spinto a compiere scelte razionali per massimizzare il proprio interesse. L'insieme delle scelte razionali degli individui consentono, indirettamente, di soddisfare l'interesse generale della collettività, grazie al funzionamento del mercato e alla libera concorrenza. Al mercato spetta il compito di determinare la migliore allocazione delle risorse e la formazione dei prezzi. Gli studi di Mill consentono di rispondere alle critiche dell'economia classica ( es. Marx ) e superare i dubbi degli stessi economisti classici sulla tendenza dell'economia verso uno stato stazionario di lungo periodo ( es. Malthus ). Secondo J.S. Mill l'economia politica è suddivisa in due sfere. Nella sfera della produzione operano le leggi naturali, perfette e immodificabili, mentre nella sfera della distribuzione è possibile compiere interventi per modificare l'equilibrio, al fine di migliorare e di giungere a una distribuzione più equa della ricchezza.

Sulla stessa definizione di economia classica non esiste una definizione accolta da tutti. Secondo Karl Marx i classici sono gli economisti, da Adam Smith fino a David Ricardo, che pongono l'enfasi sui rapporti borghesi di produzione. Secondo Marshall, invece, appartengono alla scuola classica anche i seguaci di Ricardo, fino a John Stuart Mill, in modo da far apparire la teoria marginalista come uno sviluppo di studio della teoria classica, creando un legame di continuità tra la scuola classica dell'economia ( economisti classici ) della prima metà del XIX secolo e la scuola neoclassica ( economisti neoclassici ) del XIX-XX secolo.

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Teoria economica classica


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