Disoccupazione strutturale
La disoccupazione strutturale è un tipo di disoccupazione di lungo periodo, derivante dalla struttura economico-produttiva del sistema economico che impedisce l'uguaglianza tra domanda e offerta di lavoro. La quantità di lavoro offerta dai lavoratori è maggiore rispetto alla quantità domandata dalle imprese ( datori di lavoro ). La presenza di fattori strutturali impedisce alle forze di mercato di tendere verso l'equilibrio di mercato. Le principali cause della disoccupazione strutturale sono la rigidità del salari, la presenza di forme di salario minimo e il salario di efficienza.
- Rigidità del salario. Il salario può essere bloccato a un livello troppo alto o troppo basso da fattori istituzionali, normativi o contrattuali ( leggi, sindacato, ecc. ). Se troppo basso ( salario minimo ) il lavoratore è meno propenso ad accettare la prima occasione di lavoro. Se troppo alto, le imprese sono meno propense ad assumere lavoratori. Le cause di rigidità salariale impediscono la variazione del salario verso il livello di equilibrio.
- Salario minimo. Il salario minimo è un livello salariale imposto dal legislatore. Ha origine politica ed è deciso dal policy maker per impedire che le retribuzioni scendano al di sotto di un livello minimo garantito. Le variazioni del salario sono, quindi, vincolate a un limite minimo, al di sotto del quale il mercato non può andare. Ciò potrebbe impedire alle forze di mercato di giungere a un salario di equilibrio e contribuire alla formazione della disoccupazione strutturale.
- Salario di efficienza. Il salario di efficienza è un livello salariale superiore al salario di equilibrio. Viene riconosciuto dalle imprese per aumentare l'efficienza e la produttività del lavoro. Ad esempio, riconoscendo un salario superiore l'impresa aumenta la fedeltà e il coinvolgimento dei lavoratori all'attività dell'impresa, aumenta l'impegno del lavoratore nelle attività produttive riducendo i costi del controllo, attira i lavoratori migliori e più produttivi sul mercato, migliora le condizioni di salute dei lavoratori e riduce le assenze per malattia, riduce il numero delle dimissioni volontarie dei lavoratori e, indirettamente, il costo della ricerca del lavoro, della selezione, della formazione e del ricambio dei lavoratori nel processo di produzione, ecc. Tutti questi vantaggi potrebbero spingere il datore di lavoro a riconoscere un salario superiore a quello di equilibrio. Questo livello salario viene detto salario di efficienza.
- Asimmetria del mercato del lavoro. L'asimmetria del mercato del lavoro è l'assenza di corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro. Non vi è una perfetta simmetria tra le capacità/abilità del lavoratore e le caratteristiche richieste dal datore di lavoro. Il progresso tecnologico impedisce ai lavoratori disoccupati di rientrare nel mercato del lavoro con le stesse mansioni, obbligandoli ad accettare un demansionamento oppure ad affrontare un nuovo percorso di formazione e di riqualificazione professionale.
Potere contrattuale del sindacato. La rigidità del salario può avere diverse origini. Può anche essere il frutto dell'eccessiva forza contrattuale delle associazioni dei lavoratori ( sindacati ), le quali contribuiscono a contrattare le condizioni lavorative al tavolo delle parti sociali e a influenzare politicamente gli interventi normativi del policy maker. I sindacati hanno un potere di contrattazione maggiore rispetto a quello del singolo lavoratore e, tramite la contrattazione collettiva, sono in grado di ottenere condizioni lavorative migliore rispetto a quelle ottenibile individualmente da ogni singolo lavoratore. Quando il potere di contrattazione del sindacato è molto forte, questo potrebbe spingere verso un salario minimo garantito superiore al salario di equilibrio, creando delle distorsioni sul mercato di lavoro e contribuendo alla formazione della disoccupazione strutturale. Sull'argomento esiste un'ampia letteratura, pro e contro, e posizioni molto diverse tra gli economisti. Ad esempio, la presenza del sindacato consente anche di migliorare le condizioni di vita della popolazione e di aumentare la domanda aggregata e, quindi, l'occupazione nel sistema economico. E', inoltre, molto importante distinguere tra le argomentazioni prettamente economiche e quelle politiche.
Differenza disoccupazione frizionale e strutturale. La disoccupazione frizionale è un fenomeno di medio-breve periodo mentre la disoccupazione strutturale è un fenomeno di lungo periodo. La disoccupazione frizionale misura la componente della disoccupazione che si crea per la difficoltà della domanda di lavoro di incontrare istantaneamente l'offerta di lavoro in tempi rapidi, ciò si verifica principalmente a causa della scarsità delle informazioni. La domanda e l'offerta di lavoro tendono costantemente verso l'equilibrio. La disoccupazione strutturale, invece, si verifica quando l'offerta di lavoro dei lavoratori è superiore alla domanda di lavoro delle imprese. In quest'ultimo caso il sistema economico non è in grado di occupare tutti i lavoratori in cerca di lavoro, lasciandone fuori una parte a causa della mancanza di strutture di impiego o della rigidità del salario. La domanda e l'offerta di lavoro non possono raggiungere l'equilibrio fin quando non si rimuovono le cause "strutturali" che provocano la disoccupazione. La distinzione tra disoccupazione frizionale e disoccupazione strutturale è molto importante per il policy maker, in quanto le due forme di disoccupazione necessitano di essere affrontate singolarmente con politiche economiche, interventi e strumenti distinti e differenti. Sia la disoccupazione frizionale che la disoccupazione strutturale sono forme di disoccupazione naturale del sistema economico.