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Progresso e occupazione

La relazione tra il progresso e l'innovazione è un oggetto di dibattito socio-economico. Il progresso tecnologico aumenta la produttività dei fattori produttivi, riducendo l'impiego della forza lavoro. Nel breve periodo, pertanto, l'innovazione tecnologica genera disoccupazione poiché espelle dal processo produttivo le vecchie mansioni di lavoratori e le imprese riducono la domanda di lavoro. La relazione inversa tra progresso e occupazione può essere rappresentata su un diagramma cartesiano tramite una funzione di produzione. Il progresso tecnologico sposta la funzione di produzione verso l'alto, rendendo così possibile produrre la medesima quantità di prodotto ( y0 ) impiegando una minore quantità di forza lavoro ( L1 ). Nel caso seguente ( L0 - L1 ) sono espulsi dal settore produttivo per effetto del progresso tecnologico e della maggiore produttività dei macchinari.

EFFETTO DEL PROGRESSO SULLA DISOCCUPAZIONE

Ad esempio, l'introduzione dell'automazione della produzione consente di ridurre il numero di operai impiegati in una catena di montaggio. Questa visione apocalittica del progresso è da sempre esistita, in varie forme, nella storia dell'uomo. Pur essendo innegabile una relazione negativa tra progresso e occupazione nel breve periodo, l'opinione degli economisti diverge sugli effetti del progresso nel lungo periodo.

  • Nuove qualifiche lavorative. L'introduzione delle innovazioni tecnologiche crea nuove qualifiche professionali. Se da un lato il progresso espelle le vecchie qualifiche dal sistema produttivo, dall'altro ne crea di nuove. La disoccupazione di breve periodo è, quindi, un effetto transitorio causato dalla difficoltà dei lavoratori espulsi di essere reintegrati nelle nuove qualifiche lavorative. Ad esempio, l'introduzione dei macchinari nella produzione riduce la domanda di lavoro degli operai non qualificati ma aumenta quella dei tecnici specializzati, a cui spetta il compito del controllo, della manutenzione e della riparazione dei macchinari.
  • Riduzione del prezzo del prodotto finale. I macchinari consentono di aumentare l'efficienza e la scala della produzione, riducendo il costo unitario e, quindi, il prezzo dei prodotti finali. Se da un lato l'innovazione tecnologica genera disoccupazione nel breve periodo, dall'altro riduce il prezzo dei beni economici, aumentando il benessere dei consumatori. La riduzione del prezzo dei beni aumenta il potere di acquisto delle famiglie e riduce l'entità del reddito di lavoro necessario per raggiungere la soglia di sussistenza.

In conclusione, nel lungo periodo la relazione tra occupazione e progresso non è ben definita. In teoria, il minore prezzo dei beni economici riduce la necessità di lavorare delle famiglie. D'altra parte, i lavoratori espulsi dal progresso tecnologico rientrano nel processo produttivo dopo aver sostenuto corsi di formazione e di riqualificazione professionale. Ad esempio, nel corso del Novecento il progresso scientifico ha progressivamente ridotto l'occupazione nel settore primario ( agricoltura ) e secondario ( industria ), a fronte di questo si è registrata una forte crescita dei posti di lavoro nel settore terziario ( servizi ) e quaternario ( ricerca, istruzione, ecc. ).

FASI DELLO SVILUPPO ECONOMICO E SETTORI PRODUTTIVI

Le diverse fasi dello sviluppo economico dimostrano l'inesistenza di una relazione inversa tra occupazione e progresso nel lungo periodo. In ogni caso, qualsiasi nuova struttura produttiva genera profondi trasformazioni sociali.

Disoccupazione strutturale. Pur ammettendo una piena compensazione tra il numero dei posti di lavoro distrutti e creati da progresso, non è però escluso che alcuni lavoratori restino permanentemente espulsi dal processo produttivo, senza possibilità di essere reimpiegati, per ragioni anagrafiche e/o per l'impossibilità di riqualificarsi. La disoccupazione di lungo periodo ha un forte impatto sulla distribuzione della ricchezza ed è causa di devianze sociali.

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