Teoria monetaria dell'interesse dei mercantilisti
La scuola mercantilista elabora una teoria monetaria dell'interesse per spiegare il meccanismo di trasmissione indiretta dell'espansione monetaria sull'economia reale. Secondo i mercantilisti, un afflusso di moneta non incrementa l'inflazione dei prezzi, poiché questi ultimi sono generalmente costanti. Gli economisti mercantilisti vivono in un'epoca, nel XVII-XVIII secolo, in cui il livello dei prezzi è costante. L'afflusso di oro e argento dalle Americhe che, invece, caratterizza il XVI secolo, si è notevolmente ridotto.
Gli economisti mercantilisti riformulano la vecchia teoria quantitativa della moneta e la adattano per spiegare i fenomeni economici in una congiuntura economica di scarsa crescita dei prezzi, costruendo una propria teoria della moneta. Ciò che i mercantilisti temono non è l'inflazione, ormai assente nel XVII-XVIII secolo, bensì la depressione economica, ossia il calo degli scambi e delle transazioni dovuto alla scarsità di moneta. I mercantilisti considerano costanti sia il livello dei prezzi ( P ) che la velocità di circolazione della moneta ( V ). Da questa visione consegue la politica economica mercantilista a favore dell'afflusso di moneta dall'estero ( +ΔM ) tramite l'avanzo della bilancia commerciale con l'estero, allo scopo di incrementare gli scambi e le transazioni interne ( +ΔT ).
Secondo i mercantilisti l'espansione della quantità di moneta genera effetti reali sulle transazioni e sulla produzione. Questi effetti reali sono prodotti da due meccanismi, uno diretto e l'altro indiretto. Nel meccanismo diretto, la quantità di moneta aumenta il reddito e, quindi, la domanda degli operatori economici. Nel meccanismo indiretto, l'espansione monetaria riduce il costo del denaro nei finanziamenti, ossia il tasso di interesse, riducendo il costo degli investimenti ( costo d'uso del denaro ) per le imprese nazionali che, quindi, possono investire, commerciare e produrre di più. Del resto, dal punto di vista di un mercante il tasso di interesse sul credito è soltanto un costo della produzione ed è oggetto di trattativa nel mercato della moneta.
La trasmissione indiretta dell'espansione monetaria sull'economia reale introduce alla teoria monetaria dell'interesse della scuola mercantilista. Secondo i mercantilisti il tasso di interesse ha un'origine monetaria, in quanto è determinato dalla scarsità o meno della quantità di moneta nel sistema economico nazionale. Se la moneta è abbondante, è più facile trovare un finanziamento e il prezzo del denaro ( interesse ) è inferiore. Secondo i mercantilisti il tasso di interesse è determinato dalla domanda e dall'offerta di moneta.
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Politiche anti-usura dei mercantilisti. I mercantilisti condividono la condanna dell'usura in quanto è una delle cause della depressione economica. Dal punto di vista del mercante il saggio di interesse è sostanzialmente un costo da sostenere per poter avviare la propria attività economica. Un saggio di interesse troppo alto ostacola gli investimenti produttivi e il commercio. Quando il costo del denaro è eccessivo, le imprese sono costrette a ridurre la quantità di denaro presa in prestito ( domanda di credito ) e, avendo meno liquidità monetaria, devono ridurre le quantità acquistate di merci e materie prime, rivendendo al ribasso i propri piani di produzione e di commercio.
Per contrastare l'usura i mercantilisti propongono delle politiche economiche che agevolino l'espansione monetaria interna, tramite l'adozione di un avanzo della bilancia commerciale con l'estero. I metalli preziosi non possono essere prodotti da chi non li possiede, l'unico modo per farli affluire in un paese è il commercio con l'estero. Quando un paese vende le proprie merci all'estero, questo viene pagato tramite oro e argento. Se il valore delle merci esportate è superiore a quello delle merci importate, la bilancia commerciale registra un saldo in avanzo e garantisce al paese un afflusso netto di moneta ( +ΔM ). L'espansione di moneta riduce il costo del denaro, spingendo verso il basso il saggio di interesse. Questa politica economica consente al policy maker mercantilista di contrastare e combattere il fenomeno dell'usura. Un'altra politica economica anti-usura dei mercantilisti è l'intervento statale per fissare il tasso di interesse entro un livello massimo accettabile.