Pluslavoro
Il pluslavoro è il valore generato dalle ore di lavoro non pagate ai lavoratori. Secondo Marx, il capitalista remunera soltanto una parte della giornata lavorativa, quella sufficiente alla reintegrazione della forza-lavoro e si appropria delle restanti ore per valorizzare il capitale.
Un esempio pratico di pluslavoro
La giornata lavorativa è composta da otto ore. Nelle prime cinque ore di lavoro viene prodotta una quantità di valore sufficiente per consentire alla famiglia del lavoratore di vivere e riprodursi.
Queste ore remunerano il salario di sussistenza e sono dette lavoro necessario.
Le restanti tre ore di lavoro della giornata danno origine al plusvalore di cui si appropria il capitalista per valorizzare il capitale e alimentare l'accumulazione.
Pertanto, il plusvalore ha origine dal lavoro.
Secondo Marx il profitto del capitalista ha origine dallo sfruttamento del lavoro, ossia dalle ore lavorate ma non pagate ai lavoratori ( pluslavoro ).
Il plusvalore assoluto e relativo
Un capitalista può accrescere il plusvalore ( PV ) aumentando la quantità di ore della giornata lavorativa ( L ) oppure riducendo il lavoro necessario ( LN ).
Emergono due tipologie di plusvalore:
- Il plusvalore assoluto è l'incremento delle ore di lavoro ( L ). Il lavoratore lavora di più, oltre il dovuto.
- Il plusvalore relativo è la riduzione del lavoro necessario ( LN ) ossia delle ore di lavoro destinate alla sopravvivenza e riproduzione della famiglia del lavoratore. A parità di ore di lavoro giornaliere ( L ).
Il lavoro necessario non può essere ridotto al di sotto del salario di sussistenza.
Pertanto, quando il lavoratore percepisce già un salario di sussistenza, il capitalista può ridurre il lavoro necessario aumentando la produttività del lavoro a parità di ore lavorate.
Nota. Un capitalista può ridurre il lavoro necessario anche utilizzando la forza lavoro degli altri membri della famiglia del lavoratore. Un esempio è lo sfruttamento del lavoro minorile.
Lo schema analitico della teoria dello sfruttamento
Karl Marx costruisce la sua teoria dello sfruttamento analizzando la struttura della produzione.
Secondo Marx il valore del prodotto lordo è uguale al lavoro impiegato direttamente ( lavoro vivo o capitale variabile ) e indirettamente ( lavoro morto o capitale costante ) per produrlo.
Il valore del prodotto netto, invece, coincide con il lavoro vivo.
Per semplificare la spiegazione analitica si ricorre a un semplice modello grano-grano.
Cos'è il modello grano-grano? E' un modello semplificato dove il grano è contemporaneamente il prodotto, il capitale e il salario. I lavoratori sono pagati in grano.
Il valore lavoro di un'unità di prodotto ( grano ) è composto dal capitale costante C e dal capitale variabile V.
Il capitale costante C è uguale alla quantità di sementi ( k ) contenuta in un'unità di grano.
Il capitale variabile V è uguale al valore della forza lavoro v moltiplicato per il lavoro impiegato direttamente ( l ).
Sostituendo C e V nell'equazione precedente si ottiene la seguente equazione del valore.
Tuttavia, oltre al capitale variabile (V) e costante (C), nel capitalismo il prodotto lordo contiene anche il plusvalore (S).
Il plusvalore è uguale alla differenza tra il valore del lavoro vivo (l) e il lavoro necessario ( lv ).
Pertanto, il plusvalore S ha sempre origine dal lavoro.
L'esistenza del plusvalore ha origine dallo sfruttamento del lavoro.
Esempio. La giornata lavorativa (l) è di otto ore e il lavoro necessario per riprodurre la forza lavoro è di cinque ore (vl). In questo caso il capitalista si appropria di tre ore di lavoro (l-lv).
Se i lavoratori lavorassero soltanto per se stessi ( v=1 ) non ci sarebbe alcun plusvalore, e nessuna forma di sfruttamento del lavoro.