La teoria del salario di Marx
Nella teoria di Marx il salario è determinato dal conflitto di classe e dai rapporti di forza tra lavoratori e capitalisti. Si tratta di un salario di mercato ma non è frutto delle sole forze di mercato ( domanda e offerta di lavoro ).
Il salario normale di Marx
Secondo Karl Marx il salario è determinato dai seguenti fattori:
- Forze di mercato ( domanda e offerta di lavoro )
- Negoziazione collettiva ( rapporti di forza )
- Progresso tecnico
Come i classici anche Marx parte dal concetto di salario normale, inteso come salario di sussistenza.
Tuttavia, Marx non lega il salario normale a qualche legge naturale ma alle abitudini di consumo della società e alla contrattazione collettiva.
Nel breve periodo il salario di mercato oscilla intorno al salario normale in base alle forze di mercato ( domanda e offerta di lavoro ).
A loro volta, le forze di mercato sono influenzate dal rapporto di forza tra le classi sociali.
La coesione dei lavoratori nei sindacati permette ai lavoratori di migliorare le proprie condizioni salariali.
La differenza del salario normale tra Marx e i classici. Da questo punto di vista il concetto di salario normale di Marx si distingue da quello di salario naturale dei classici. Gli economisti classici considerano il salario naturale come un salario di sussistenza legato alla riproduzione della forza lavoro e alle abitudini della società ( habits and customs ).
Nel lungo periodo prevale, invece, il progresso tecnico come fattore determinante del salario, perché controlla la domanda di lavoro.
Il progresso sostituisce l'uomo con le macchine, diminuisce la domanda di lavoro e riducendo al minimo il salario di mercato.
La relazione decrescente tra salario e saggio di profitto
Secondo Marx, il salario è strettamente connesso al saggio di profitto.
Se il salario aumenta, il saggio di profitto del capitalista si riduce.
Questa relazione consente a Karl Marx di formulare una spiegazione delle crisi economiche e dei cicli economici.
Il salario e le crisi economiche cicliche
L'incremento del salario dei lavoratori peggiora il saggio di profitto dei capitalisti.
Il peggioramento del saggio di profitto deprime la domanda di investimento e, indirettamente, la domanda di lavoro delle imprese.
A causa della caduta della domanda aggregata, le imprese meno efficienti sono costrette a chiudere. Si genera così una crisi economica.
La riduzione della domanda di lavoro aumenta il numero dei lavoratori disoccupati ( cd "esercito industriale di riserva" ), genera la disoccupazione ed espande l'offerta di lavoro.
La maggiore offerta di lavoro da parte dei disoccupati incrementa la concorrenza tra i lavoratori e spinge al ribasso il salario. Il salario si riduce.
Nota. Il salario potrebbe non scendere rapidamente perché è frutto della contrattazione collettiva tra sindacati e imprese. È soprattutto un prezzo politico anche se risente delle forze di mercato.
La riduzione del salario aumenta il saggio di profitto che spinge le imprese a investire.
Il sistema economico torna alla crescita economica ed esce dalla crisi.
Gli investimenti consentono alle imprese anche di aumentare la produttività del lavoro, grazie all'impiego della tecnologia e delle macchine, diventando più efficienti.
Le macchine e il salario nel lungo periodo
La crescita della produttività del lavoro ha però un effetto ambiguo sul mondo del lavoro nel lungo periodo.
Le macchine sostituiscono l'uomo nei posti di lavoro. Pertanto, riducono la domanda di lavoro e aumentano il saggio di sfruttamento dei lavoratori.
Si generano due effetti:
- La contrazione della domanda di lavoro aumenta il numero dei disoccupati. La concorrenza tra i lavoratori spinge al ribasso il salario di mercato.
- La crescente produttività permette alle imprese di produrre di più con gli stessi lavoratori. Pertanto, si riduce la quota salari, mentre aumenta la quota del prodotto destinata al capitale e al profitto.
Nel breve periodo i sindacati riescono a difendere il salario tramite il controllo della forza di lavoro e la negoziazione tra le parti sociali.
Nel lungo periodo, invece, il progresso tecnico prevale. La domanda di lavoro si riduce e il salario di mercato è destinato a crollare al minimo.
In conclusione, nel lungo periodo la determinazione del salario dipende soprattutto dal progresso tecnico, ossia dalle forze di mercato.
Mentre la negoziazione collettiva perde di importanza.