Vantaggio reciproco scambio

Il vantaggio reciproco dello scambio è alla base della teoria classica dell'economia politica di fine Settecento. Viene introdotto per la prima volta dall'economista Adam Smith nella "Ricchezza delle Nazioni" ( v. mano invisibile ). Secondo la teoria classica entrambi le parti ottengono un vantaggio dallo scambio. L'ipotesi del vantaggio reciproco contraddice l'ipotesi della teoria mercantilista prevalente nel Settecento in base alla quale in uno scambio al guadagno di una parte corrisponde la perdita dell'altra, giustificando in tal modo le politiche protezionistiche dell'economia nazionale. L'ipotesi del vantaggio reciproco, al contrario, enfatizza la capacità del mercato di migliorare il benessere collettivo tramite gli scambi, appoggiandocosì le politiche di liberalizzazione del mercato ("laissez fair, laissez passer") e l'eliminazione delle politiche protezionistiche. Il vantaggio reciproco si regge sulle seguenti ipotesi.

  • Soddisfazione bisogni. Lo scambio consente al venditore di cedere una parte dei propri beni economici in eccesso in cambio della moneta e infine acquistare gli altri beni di cui necessitano. Ad esempio, il fornaio vende il pane per poter comprare gli abiti. Il sarto vende gli abiti per poter comprare il pane. Entrambi ottengono un vantaggio dallo scambio, in termini di maggiore utilità, in quanto riescono a soddisfare i propri bisogni personali. In conclusione, si ottiene una migliore allocazione dei beni di consumo.
  • Specializzazione. Lo scambio spinge gli operatori economici a specializzarsi nella produzione di specifiche merci o servizi al fine di produrre una maggiore quantità di beni economici da scambiare sul mercato. La specializzazione consente agli individui di beneficiare di una maggiore produttività e quindi di produrre di più. Il risultato finale è una economia con una maggiore quantità di beni economici disponibili. In conclusione, si ottiene una migliore allocazione dei fattori produttivi.

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Economia politica

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