Guerra tra Atene e Siracusa
La pace di Nicia tra Sparta e Atene segna nel 421 a.C. una sospensione della seconda guerra del Peloponneso ma è destinata a durare molto poco. Una volta superato il vuoto politico lasciato dalla morte di Cleone, il partito ateniese favorevole alla guerra si riorganizza con Iperbolo e Alcibiade. Nel 420 a.C. Alcibiade viene eletto stratega, annulla gli sforzi diplomatici compiuti da Nicia negli anni precedenti ed inizia una nuova fase rottura dei rapporti con Sparta. Alcibiade stringe un patto con Argo, Mantinea e l'Ellide entrando così nel Peloponneso. L'espansionismo ateniese viene però fermato dagli spartani nel 418 a.C. a Mantinea. Per evitare di subire le conseguenze dell'insuccesso militare il giovane stratega Alcibiade scarica le colpe su Iperbolo che viene ostracizzato e condannato a vivere in esilio. La lotta per il potere interno in Atene si gioca ora soltanto fra il conservatore Nicia (filo-spartano) e il progressista Alcibiade (espansionista). Per conquistare il favore degli ateniesi il conservatore Nicia non si fa scrupoli nel 416 a.C. ad attaccare e conquistare brutalmente la piccola isola neutrale di Melo. Tutti gli uomini dell'isola sono condannati a morte mentre donne e bambini sono costretti alla schiavitù. L'evento non è però ben visto dagli alleati di Atene che iniziano a prendere le distanze dalla politica ateniese. Nel frattempo Alcibiade decide di spostare la guerra contro Sparta in occidente ed accoglie una richiesta di aiuto proveniente dalla colonia greca di Segesta, di recente sottomessa da Siracusa. Atene organizza contro Siracusa una maestosa spedizione militare composta da 100 triremi al comando di Alcibiade, Nicia e Lamaco.
Alcibiade passa dalla parte di Sparta
Mentre si trova in Sicilia per la campagna di Siracusa Alcibiade riceve l'ordine di rimpatriare ad Atene per scolparsi da una grave accusa di sacrilegio. Per evitare il rischio della condanna a morte in patria lo stratega ateniese decide di abbandonare il campo di battaglia in occidente ma anziché tornare ad Atene si rifugia a Sparta passando così dalla parte del nemico.
Lo sbarco a Siracusa
l comando di Nicia Gli ateniesi sbarcano nel porto di Siracusa nel 415 a.C. e sconfiggono la resistenza siracusana, isolando la roccaforte siracusana dalla retroterra. Sparta, su consiglio di Alcibiade, interviene in soccorso di Siracusa inviando rinforzi militari al comando di Gilippo. Gli spartani sbarcano nella Sicilia settentrionale e dopo una lunga marcia prendono alle spalle gli ateniesi che costringono Nicia a chiedere aiuto ad Atene. I rinforzi ateniesi giungono in Sicilia nel 413 a.C. al comando di Demostene. La grande macchina ateniese non riesce però a conquistare Siracusa. Preso atto della sconfitta i due strateghi ateniesi Nicia e Demostene (Lamarco è già caduto combattendo) optano per la ritirata verso la madre patria. La ritirata è però troppo lenta e le forze ateniesi sono costrette alla resa dai siracusani e dagli spartani. Nicia e Demostene sono catturati, condannati a morti e giustiziati sul posto. I soldati ateniesi sono invece condannati alla prigionia a vita nelle cave di pietra (latomie).
La sconfitta di Atene
La sconfitta siciliana si trasforma in una vera e propria catastrofe politica per il prestigio di Atene che perde gran parte della sua potenza militare nella campagna siracusana. Gran parte delle città alleate esce dalla lega delio-attica. Ad Atene riprende il potere il partito oligarchico che chiede ed ottiene nel 411 a.C. una revisione del regime democratico e la limitazione dei diritti politici soltanto ad una lista di 5000 cittadini. La democrazia ateniese subisce un duro colpo.