Il mercantilismo

Il mercantilismo si sviluppa tra la fine del XVI e il XVII secolo come 'buona pratica' di politica economica. Non si tratta di una vera e propria scuola bensì di un insieme frammentario di dottrine nate dall'esperienza dei mercanti e degli amministratori pubblici. In Germania il mercantilismo si diffonde maggiormente negli ambienti amministrativi dei governi, mentre in Inghilterra viene portato avanti dalle compagnie mercantili. Alla base del mercantilismo prevale l'ottica dei mercanti e dello stato sugli interessi generali. Seppure con differenze, anche marcate, le sue indicazioni di politica economica sono seguite in tutta Europa.

Il bullionismo

Gli interessi dei grandi mercanti sono strettamente legati a quelli delle casse dello stato. Inizialmente il mercantilismo si presenta sotto forma di bullionismo. Le teorie bullioniste identificano la ricchezza nazionale con la quantità di metalli preziosi ( oro e argento ) e di moneta nelle casse dello Stato ( tesoro ). Si tratta di una semplice ed elementare interpretazione della realtà economica. Successivamente, molti autori mercantilisti mettono in dubbio questa relazione, considerandola soltanto la forma della realtà ma non anche la sostanza.

Le poltiche protezionistiche dei mercantilisti

Una caratteristica comune del mercantilismo è la politica nazionalistica e il protezionismo negli scambi con l'estero. Il commercio estero viene innalzato a principale leva per incrementare la ricchezza dello stato, l'unico modo per far affluire oro e argento nelle casse dello stato. Secondo i mercantilisti l'origine del valore è nello scambio e lo scambio è un gioco a somma zero, in cui un operatore vince e l'altro perde.

Questa semplice visione della realtà economica spinge il mercantilista Charles Davenant, nel XVII secolo, a definire il commercio interno come improduttivo e incapace di aumentare la ricchezza nazionale. Secondo Davenant, nel commercio interno la somma dei guadagni eguaglia sempre la somma delle perdite. Soltanto il commercio estero consente di aumentare o ridurre la ricchezza nazionale e, per questi motivi, i mercantilisti propongono una politica economica che garantiscano il saldo attivo della bilancia commerciale con l'estero.

Teoria del commercio mercantilista

Negli scambi internazionali le esportazioni devono obbligatoriamente essere maggiori delle importazioni, come in un gioco a 'somma zero' in cui uno stato vince e l'altro perde (oro). Per farlo si ricorre al governo, imponendo monopoli, sistemi coloniali e aree di scambio privilegiate. Queste politiche, dette mercantiliste, aumentano la disponibilità monetaria interna in molti paesi europei, causando indirettamente la crescita dei prezzi ( inflazione ).

La teoria quantitativa della moneta

Dall'osservazione del nesso moneta-prezzi nascono le basi della teoria quantitativa della moneta, secondo cui l'inflazione dei prezzi ( P ) deriva dalla quantità di moneta in circolazione ( M ).

la formula della teoria quantitativa

Il mercantilismo più maturo arriva ad analizzare la qualità dei flussi commerciali. Non tutte le bilance commerciali con l'estero devono necessariamente essere in attivo. Ad esempio, è considerato poco conveniente ridurre l'importazione delle materie prime dall'estero, input delle industrie nazionali, al mero scopo di mantenere attiva una voce della bilancia commerciale.Al contrario, gli ultimi mercantilisti sostengono soltanto la necessità di vietare l'esportazione delle materie prime, al fine di sviluppare un'industria nazionale ed esportare esclusivamente merci e prodotti finiti. Per questi ultimi autori è importante mantenere attivo il saldo globale della bilancia commerciale ma non ogni singola voce della bilancia.

Il declino e la decadenza della teoria mercantilista

La scuola mercantilista entra in crisi nel Settecento con la diffusione delle idee liberiste e la crescita della produzione manufatturiera. Diversi illuministi, giuristi ed economisti avanzano le proprie critiche alla teoria mercantilista e alle politiche economiche protezionistiche.

Nella storia del pensiero economico il mercantilismo si conclude nel XVIII secolo con l'economista scozzese James Denham Steuart, uno degli ultimi difensori della teoria e delle politiche mercantiliste.

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note


  • La critica mercantilista al bullionismo. Nel XVII secolo Misselden elabora una teoria critica nei confronti del bullionismo e contribuisce a costruire la visione mercantilista. Secondo Gerald de Malynes ( bullionista ) il tasso di cambio determina l'avanzo o il disavanzo della bilancia commerciale. Viceversa, secondo Edward Misselden, accade esattamente il contrario, è l'avanzo/disavanzo della bilancia commerciale a determinare il tasso di cambio. Ne consegue che lo Stato non dovrebbe intervenire sul tasso di cambio, come auspicato dai bullionisti, bensì dovrebbe incentivare le esportazioni e disincentivare le importazioni di merci e servizi.
    la visione bullionista e mercantilista del tasso di cambio
  • Il saldo attivo della bilancia commerciale generale. Il pensiero mercantilista rigetta l'idea bullionista della bilancia commerciale attiva in ogni suo voce. Nel XVII secolo la Compagnia delle Indie viene accusata dai bullionisti di impoverire la Gran Bretagna a causa del deflusso di oro per l'acquisto su vasta scala delle spezie e delle merci in Oriente. Thomas Mun è un esponente della Compagnia delle Indie e risponde a questa critica nella sua opera "England's Treasure by Foreign Trade", sottolineando la convenienza economica di una bilancia commerciale in passivo nel settore dell'importazione delle materie prime e in attivo nel settore dell'esportazione dei prodotti finiti. Imporre il pareggio di bilancio anche sull'import delle materie prime, come richiesto nel bullionismo, comporta una riduzione del volume di produzione nazionale e, pertanto, un minore volume di merci nazionali a valore aggiunto esportate verso i paesi esteri. È quindi razionale avere una bilancia commerciale in passivo ( saldo negativo ) nei confronti dei paesi da cui si importano le materie prime della produzione ( es. paesi in Oriente ), le quali sono generalmente a basso valore aggiunto, se questo consente di aumentare la produzione nazionale e l'esportazione di prodotti a valore aggiunto verso altri paesi. Ciò che veramente è importante nel mercantilismo è il saldo della bilancia commerciale generale e non il saldo attivo in ogni bilancia commerciale particolare. Nel mercantilismo prevale l'obiettivo della realizzazione di un sistema produttivo nazionale in grado di trasformare le materie prime importate in prodotti finiti a valore aggiunto, le quali possono essere destinate sia al mercato interno che al mercato estero ( esportazioni ).
  • Colonialismo e politiche militari. La peculiare visione mercantilista del valore, in base alla quale l'origine del valore è nello scambio, dove una parte vince e l'altra perde, viene spesso utilizzata per sostenere delle politiche di aggressione nei confronti dei paesi esteri più deboli. La politica mercantilista giustifica il colonialismo, la sopraffazione dei paesi esteri, le campagne militari di conquista, i monopoli delle compagnie commerciali, il protezionismo e la schiavitù.

faq

  1. Quali sono le politiche economiche mercantiliste? I consiglieri economici mercantilisti sostengono l'attuazione delle politiche di protezionismo per difendere gli interessi nazionali. Sono contrari all'esportazione delle materie prime, dei beni di sussistenza e del know-how. Sono, invece, favorevoli all'esportazione dei manufatti, dei prodotti a valore aggiunto, dei beni di lusso. I mercantilisti sostengono anche il saldo attivo nella bilancia commerciale generale con l'estero.
  2. Qual è la differenza tra bullionisti e mercantilisti in politica economica? A differenza dei bullionisti, i mercantilisti accettano l'ipotesi di un disavanzo nelle bilance commerciali particolari se queste permettono l'importazione di materie prime e risorse, destinate ad essere trasformate in prodotti a valore aggiunto dalle imprese nazionali e, infine, esportate all'estero. L'imposizione del saldo attivo su tutte le bilance commerciali particolari nei confronti di ogni paese estero, come auspicato dai bullionisti, riduce l'attività produttiva nazionale e, pertanto, lede gli interessi nazionali.
  3. Quando nasce il termine mercantilismo? Il termine mercantilismo viene utilizzato per la prima volta nel XVIII secolo da Victor Riqueti, Marquis de Mirabeau.
  4. Qual è l'origine del profitto secondo i mercantilisti? L'origine del profitto è la compravendita. Si tratta di una visione economica dal punto di vista del mercante che trae la propria ricchezza dallo scambio e dalla differenza tra il prezzo di acquisto e di vendita delle merci. Secondo i mercantilisti, lo scambio è un gioco a somma zero in cui uno guadagna e l'altro perde.

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