Teoria dell'imputazione di Menger
Carl Menger costruisce la sua teoria economica sul concetto di utilità marginale, come gli altri economisti marginalisti della scuola neoclassica ( Jevons e Walras ). Tuttavia, Menger si rende conto che, per utilizzare l'utilità marginale come fondamento di una teoria economica generale, è necessario poterla applicare sia dal lato della distribuzione che da quello della produzione.
L'utilità marginale è soprattutto un concetto soggettivo, vicino ai bisogni degli individui e alla domanda. È invece lontano dalle scelte legate alla produzione, più oggettive e vicine ai costi.
Per questa ragione Menger prova a usare l'utilità marginale anche per spiegare i costi di produzione.
Il costo-opportunità secondo Menger
Carl Menger classifica i beni economici in varie classi, a seconda della loro vicinanza o lontananza dal prodotto finale, ossia dal bene di consumo.
- I beni di primo grado sono i beni di consumo, ossia i beni consumati direttamente dalle persone per soddisfare i propri bisogni.
- I beni di ordine superiore sono i fattori di produzione ( capitale, terra, lavoro ). Il valore di questi beni deriva, indirettamente, dall'utilità marginale dei beni di primo grado che contribuiscono a produrre.
Secondo Menger, l'utilità indiretta dei beni di primo grado può essere imputata ai fattori produttivi usati nel processo di produzione in proporzione al loro contributo.
Poiché ogni fattore/risorsa può essere usato per produrre diversi beni, ciò che conta è il suo costo-opportunità, ossia la massima utilità ottenibile da uno di questi beni.
Il costo-opportunità misura il sacrificio dell'utilità quando la risorsa viene utilizzata in una produzione piuttosto che nelle altre alternative.
Nella teoria dell'imputazione di Menger il costo di produzione viene misurato in termini relativi, in base alle alternative, e non in termini assoluti.
In questo modo, l'utilità marginale può essere utilizzata sia per spiegare i problemi della distribuzione ( domanda ) che della produzione ( offerta ).
