Economisti smithiani
Dalla teoria di Adam Smith si sviluppano diverse scuole di pensiero economico. Gli economisti della teoria classica perfezionano gli aspetti macroeconomici di Smith e la teoria del valore-lavoro. Altri economisti, invece, danno vita a teorie non ortodosse, legate all'idea del valore-utilità. Questi ultimi sono detti smithiani o post-smithiani.
Gli economisti smithiani concentrano la propria attenzione sulla distinzione tra valore d'uso e valore di scambio di Adam Smith per costruire una teoria del valore basata sui bisogni e sull'utilità.
Alcuni economisti post-smithiani
- Jeremy Bentham. È il fondatore dell'utilitarismo e della teoria del valore-utilità. Bentham riprende l'idea smithiana del comportamento individuale dei soggetti economici e della loro tendenza a massimizzare il proprio interesse, lo sviluppa per dimostrare l'equivalenza tra la massima utilità degli individui con il massimo utile sociale. Secondo Bentham, il valore non è determinato dal costo delle merci bensì dalla soddisfazione del bisogno individuale ( utilità ).
- Friedrich Soden. Soden formula una teoria del valore-utilità. Secondo Soden, il valore si distingue in valore positivo e valore comparativo. Tra i fattori determinanti del valore positivo l'autore pone la soddisfazione del bisogno umano.
- Johan Friedrich Lotz. Perfeziona la teoria di Soden affermando che il valore comparativo è determinato dal rapporto tra due valori positivi di merci differenti.
- James Maitland Lauderdale. Costruisce una teoria del valore-utilità basata sull'analisi delle forze della domanda e dell'offerta di mercato. Secondo Lauderdale, il valore è determinato sia da fattori soggettivi della domanda ( bisogni ) che da fattori oggettivi della produzione ( scarsità ). Lauderdale è fortemente critico sulla teoria del valore-lavoro di Adam Smith e non si condera un discepolo di quest'ultimo.
- Jean Baptiste Say. È uno dei discepoli di Smith più noti e importanti sul continente europeo. È un convinto sostenitore del laisser faire e del liberismo economico. A sostegno delle sue idee formula una legge naturale degli sbocchi, secondo cui l'offerta crea sempre la domanda. Anche Say, come gli altri economisti smithiani, concepisce una teoria del valore-utilità.
- Melchiorre Gioia. Riprende la teoria di Say per formulare una teoria del valore basata sulla domanda e sull'offerta. Oltre all'utilità e ai costi di produzione, Gioia considera anche il numero dei venditori tra i fattori determinanti del prezzo. L'economista italiano è però critico nei confronti del liberismo e, al pari di altri economisti italiani dell'epoca, auspica un intervento pubblico del governo sul mercato.
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