Teoria della rendita differenziale estensiva

La teoria estensiva della rendita differenziale spiega l'esistenza della rendita tramite i diversi gradi di fertilità della terra e il comportamento concorrenziale degli imprenditori. È la prima teoria della rendita differenziale, elaborata dagli economisti della scuola classica nei primi anni del XIX secolo.

Le condizioni iniziali

La teoria si basa sulle seguenti precondizioni teoriche iniziali:

  1. Tutte le terre sono inizialmente libere e non coltivate.
  2. Le terre hanno gradi di fertilità differenti.
  3. La produzione può essere aumentata soltanto aumentando la terra coltivata ( per estensione ).

Per semplicità espositiva si prende in considerazione il caso di un'economia agricola in cui si produce una merce ( grano ) usando la stessa come fattore produttivo ( sementi ) insieme al lavoro.

La dimostrazione

Le terre sono disposte in ordine di fertilità decrescente, dalla più fertile alla meno fertile. Le terre più fertili hanno una produzione netta di grano superiore rispetto a quelle successive.

Su ciascuna terra viene utilizzata la stessa quantità fissa di sementi e di lavoro. Ad esempio, sulla prima terra si ottiene una produzione pari a YA, sulla seconda YB, e via dicendo.

la teoria della rendita differenziale estensiva

Le prime a essere coltivate sono quelle più a sinistra nel grafico, quelle più fertili ( A ). Avendo un prodotto netto superiore, queste terre sono le più domandate dai capitalisti. Questo consente ai proprietari terrieri di chiedere e ottenere una rendita più elevata.

Le terre più fertili potrebbero generare dei profitti superiori al netto dei costi produttivi, se i capitalisti non dovessero pagare una rendita superiore ai proprietari terrieri.

Sulla prima terra (A) il capitalista ottiene una produzione YA di grano. Una parte viene destinata alla copertura dei salari ( w ), un'altra parte ( π-w ) viene destinata al profitto. Il resto della produzione residuale ( YA- π-w ) viene usata per pagare la rendita differenziale al proprietario terriero.

la messa a coltura della prima terra, quella più fertile che genera la rendita differenziale più alta

Per semplicità si ipotizza che il profitto ( π ) sia al netto del costo delle sementi.

Man mano che si estende la coltivazione alle terre marginali, spostandosi verso destra sul grafico, la produzione totale cresce ( YA+YB+... ) mentre la produzione netta ottenibile dall'ultima terra marginale si riduce.

la messa a coltura della seconda terra

Il processo si conclude quando si raggiunge un appezzamento di terreno con rendita nulla. Sull'ultima terra ( E ) il proprietario non ottiene una rendita.

Anche se esistono ulteriori terre coltivabili oltre l'ultima terra ( E ), queste non sono comunque coltivate poiché non generano una rendita per il proprietario.

Perché i capitalisti ottengono lo stesso profitto?

Su tutte le terre i capitalisti ottengono lo stesso profitto ( π-w ), sia sulla terra più fertile (A) che su quella meno fertile (E), in quanto in un equilibrio concorrenziale il saggio di profitto è uguale per tutte le imprese.

Essendo diversa la fertilità della terra, per rendere uguale il saggio di profitto in ogni impresa il prodotto netto deve essere destinato interamente alla rendita.

Ad esempio, se un capitalista ottiene un profitto extra sulla terra A, superiore alle altre terre, un altro capitalista avrebbe interesse a offrire al proprietario terriero di A una rendita superiore.

l'offerta concorrenziale sulla terra più fertile eguaglia i profitti

Il processo concorrenziale per accaparrarsi la terra A spinge progressivamente al ribasso il profitto sull'attività agricola A fino ad annullare il profitto extra e ad eguagliare il saggio di profitto a quello delle altre terre ( B, C, D, E ).

Quando il profitto è uguale su tutte le terre, nessun capitalista è più incentivato a offrire per avere la terra più fertile (A). Il profitto è comunque lo stesso.

In conclusione, in un equilibrio concorrenziale l'unica grandezza economica che varia è la rendita differenzial, pagata al proprietario terriero a seconda della fertilità della terra.

Sull'ultima terra non si paga nessuna rendita.

La critica di Say

Secondo l'economista Jean Baptiste Say, la teoria della rendita differenziale estensiva si basa su ipotesi poco realistiche, poiché richiede che l'ultima terra non abbia una rendita, mentre nella realtà è sempre osservabile anche sulle terre marginali. Per rispondere a questa critica gli economisti formulano la teoria della rendita differenziale intensiva.

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  1. la teoria classica della rendita differenziale
  2. la prima versione estensiva
  3. la seconda versione intensiva

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