Energia e agricoltura
L’attenzione verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative al petrolio ha subito negli anni una profonda evoluzione. Nata agli inizi degli anni ’70 in seguito agli eventi successivi alla guerra del Kippur per fare fronte ad un previsto prossimo esaurimento delle riserve petrolifere, ha poi subito un lungo periodo di stasi per riproporsi con grande evidenza in questi ultimi anni a fronde dell’emergenza ambientale conseguente al massiccio impiego di combustibili fossili nei paesi industrializzati. Sulla gravità dell’emergenza non vi sono ormai dubbi: i consumi mondiali di energia, oggi dell’ordine degli 11 miliardi di tep, sono destinati a crescere con sempre maggiore rapidità trascinati del rapidissimo sviluppo economico dei paesi emergenti che, nel caso di Cina e India, presentano tassi annui di incremento energetico dieci volte più elevati rispetto a quelli Un recentissimo studio commissionato dal G8 all’Agenzia Internazionale dell’Energia IEA che coordina le politiche energetiche dei paesi OCSE: “Energy Technology Perspective- scenarios and strategies to 2050”, ha evidenziato come in assenza di drastici interventi correttivi avremo aumenti di 2,5 volte del gas serra, consumi di carbone triplicati e incrementi del 138% e 65%, rispettivamente, del consumo di gas e petrolio. Lo studio individua tre azioni determinanti per modificare tale trend, mantenendo ai livelli attuali le emissioni di CO2 e rallentando fortemente la domanda di energia fossile:
- il miglioramento dell’efficienza energetica nei trasporti, nell’industria e nell’edilizia che può ridurre emissioni dal 31 al 53%;
- una significativa “decarbonizzazione” della generazione di energia elettrica con una quota del 39% da biomassa, oltre ad impianti tradizionali con sequestro della CO2 e ove possibile nucleare di nuova generazione;
- uso di biocomustibili nei trasporti stradali.
Appare, quindi con grande evidenza il ruolo strategico fondamentale delle biomasse, sia termini quantitativi, sia con particolare riferimento all’alimentazione dei mezzi di trasporto. In attesa che che l’evoluzione della filiera “idrogeno” e delle celle a combustibile renda disponibili in termini pratici e su larga scale tali tecnologie, i biocombustibili costituiscono, nell’immediato, l’unica alternativa possibile all’uso di combustibili fossili per l’autotrazione. Grande, quindi, è l’attenzione in questo senso da parte dell’Unione Europea che nella recente pubblicazione “Piano d’azione per la biomassa” indica un ampio mix di misure per promuovere l’impiego e ridurre le barriere economiche delle biomasse, con l’obiettivo di incrementare sostanzialmente il loro contributo energetico. Per l’Italia, in particolare, dove la biomassa fornisce attualmente meno del 2% del consumo energetico nazionale, viene indicato nei prossimi 10 anni un raddoppio del suo impiego, per giungere a un contributo di 16 Mtep. Le trasformazioni biomassa-energia offrono un ampio ventaglio di scelte tecnologiche che vanno dai processi termochimici (combustione e gassificazione), che costituiscono la più promettente via per la produzione di energia elettrica nelle grandi centrali, ai processi biochimici per la produzione di combustibili liquidi (etanolo e biodiesel) e gassosi (biogas). In termini produttivi le opzioni possibili sono diverse, dalle “short rotation forestry” (SRF) per la produzione di biomasse legnose, alle colture energetiche specifiche per la trasformazione in biocombustibili o per la fermentazione anaerobica. Non bisogna però dimenticare che il contributo energetico delle biomasse non deve essere considerato come una possibile soluzione dei problemi energetici e ambientali. A fronte di un fabbisogno annuo nazionale di energia dell’ordine dei 190 milioni di tep, infatti, la biomassa, con una produzione che, a parte le SRF, difficilmente supera le 2-3 tep/ha utili, offre una quantità di energia che su scala nazionale appare, in termini quantitativi, poco più che marginale. Il corretto approccio alla produzione di bioenergia, invece, è quello che la pone come nuova opzione produttiva che possa affiancare e integrare le produzioni agricole tradizionali a fini essenzialmente alimentari, offrendo un’importante alternativa a quelle colture che la globalizzazione dei mercati rende non più competitive. In altri termini, la produzione di energia deve diventare una “opportunità” per rendere il nostro sistema agricolo sempre più efficiente e funzionale.
Fonti:
1) Mostra Convegno Agroenergia –Tecnologie e Soluzioni Tortona, Museo Orsi, 6-8 marzo 2008
2) Luigi Bodria - Università degli Studi di Milano - Istituto di ingegneria agraria