Crematistica naturale

Il ritorno all'elaborazione teorica dei fenomeni economici dopo il periodo medioevale si ebbe con il rinascimento e con la crescita delle economie comunali nei secoli XII e XIII. I traffici commerciali riavvicinarono i mercati locali tramite rotte marittime e vie di comunicazioni stradale più sicure. A guidare la rivoluzione commerciale erano le ricche borghesie comunali, desiderose di accrescere il proprio potere economico e politico mediante traffici commerciali e finanziari. Dal punto di vista teorico si diffusero le tesi di Aristotele sulla 'crematistica naturale'. Secondo la tesi di Aristotele ci si può arricchire producendo beni e servizi utili per l'esistenza umana tramite il valore d'uso di una merce, ma anche tramite il suo valore di scambio che spesso prendeva le sembianze negative dell'usura e dello scambio commerciale. Soltanto il valore d'uso della merce rispondeva alla crematistica naturale, al contrario il valore di scambio determinava soltanto il rapporto quantitivo di una merce nei confronti di un'altra. Uno dei principali argomenti teorici degli studi economici post-medioevali fu la ricerca del 'giusto prezzo, ossia del giusto rapporto tra i valori d'uso delle merce e dell'equivalenza delle prestazioni scambiate. L'arricchimento mediante il valore di scambio era ripudiato e osteggiato dal potere ecclesiastico. Dal punto di vista politico il capitale commerciale identificava gli interessi della classe borghese comunale e l'inizio della decadenza del potere temporale della Chiesa. La filosofia aristotelica venne ripresa dalla filosofia scolastica del Duecento, il cui esponente principale fu Tommaso, e assimilata al cristianesimo.

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