Antonio Genovesi

Antonio Genovesi è un filosofo ed economista napoletano. Nasce a Castiglione nel 1713. È uno dei principali fondatori della Scuola napoletana del XVIII secolo e un sostenitore delle politiche liberiste sul commercio. È uno dei fondatori dell'Accademia dei Georgofili. Dopo aver tentato invano di ottenere una cattedra di teologia, decide di occuparsi delle scienze economiche. Durante la sua vita lavora con B.Tanucci per un progetto di riforma della scuola secondaria del Regno di Napoli. Muore a Napoli nel 1769.

Gli studi economici di Genovesi

Genovesi esamina le politiche economiche per aumentare la ricchezza della nazione e il benessere della popolazione. A differenza dei mercantilisti, non considera la moneta come ricchezza. Secondo Genovesi, l'unica forma di ricchezza di una nazione è il valore della domanda.

Nell'ambiente accademico e intellettuale partenopeo entra in contatto con altri filosofi ed economisti, come B. Intieri, C. Broggia e Ferdinando Galiani. Con loro fonda una scuola di economisti meridionali, conosciuta come Scuola napoletana. Grazie a Intieri, nel 1754 gli viene assegnata la prima cattedra di economia politica in Europa.

La sua opera principale è "Lezioni sul Commercio", scritto tra il 1765 e il 1767, in cui Genovesi propone allo stato napoletano di adottare una politica economica che integra sia elementi del vecchio mercantilismo, sia quelli più moderni del liberismo economico.

Il rapporto di Genovesi con la fisiocrazia e il mercantilismo

Come molti altri economisti della Scuola napoletana anche Genovesi è critico nei confronti della dottrina liberista fisiocratica francese, pur condividendo alcuni aspetti teorici, ma di distacca anche dalle teorie mercantiliste.

Ci sono diversi punti di contatto tra l'economista napoletano e la fisiocrazia. Ad esempio, viene accolta l'idea giusnaturalista della tendenza dei sistemi economici verso un equilibrio naturale, quella del prodotto netto, dell'importanza del settore agricolo.

In alcuni casi l'economista non esclude nemmeno i vantaggi del libero commercio per la nazione. Si distingue, pertanto, dai mercantilisti. D'altra parte, non sostiene nemmeno l'applicazione esagerata del liberismo economico e dalle politiche economiche fisiocratiche.

Genovesi si mostra favorevole al libero commercio soltanto per l'esportazione dei beni manufatti nazionali e l'importazione delle materie prime dall'estero ( es. prodotto agricoli ). È invece contrario all'esportazione delle materie prime nazionali per importare i beni manufatti stranieri.

Come i fisiocratici anche Genovesi ritiene l'agricoltura come la fonte della ricchezza di una nazione, in quanto dai prodotti agricoli deriva il sostentamento della popolazione. Per questo motivo non pone ostacoli all'importazione dei beni alimentari.

Nel caso dell'industria, invece, Genovesi suggerisce al Regno di Napoli di adottare una politica protezionistica molto simile a quelle della scuola mercantilista del secolo precedente. Secondo Genovesi, lo stato dovrebbe proteggere le industrie nazionali, sostenerle ed evitare l'importazione di prodotti industriali dall'estero.

Le teorie economiche di Genovesi

Antonio Genovesi sposa una visione illuminista dell'economia, considera la libertà economica come una manifestazione della libertà umana. È anche convinto che la natura sia in grado di portare il sistema economico verso una situazione di equilibrio naturale se le forze del mercato sono libere di muoversi.

Tuttavia, a differenza dei fisiocratici, Genovesi si limita ad applicare il Laisser faire soltanto per gli scambi interni della nazione e non anche per quelli con l'estero. Nel commercio estero l'autore giustifica l'intervento del governo in economia per controllare e regolare i flussi di import ed export con l'estero.

Elabora un modello economico simile al meccanismo prezzi-flusso monetario dell'inglese David Hume.

Secondo Genovesi, l'interesse dei cittadini coincide con l'interesse nazionale del governo. Da qui l'esigenza dell'intervento pubblico sui flussi con l'estero per impedire che la popolazione subisca un danno.

Pur mostrando aperture alle teorie liberiste francesi e alla fisiocrazia, l'economista napoletano continua a seguire un pragmatismo politico che non lo allontana dalle politiche mercantiliste.

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