OKPEDIA ALESSANDRO MAGNO

Distruzione di Tebe

Dopo essersi insediato a capo dei macedoni e aver ereditato dal padre Filippo l'egemonia macedone sulla Grecia, il giovane Alessandro Magno si accinge a consolidare i confini settentrionali partendo nel 334 a.C. in una spedizione militare verso l'Illiria e la Bulgaria. Della sua assenza ne approfittano le città di Tebe e Atene che, spinte dalla falsa notizia della morte di Alessandro sul campo di battaglia, si ribellano all'egemonia macedone La reazione di Alessandro è però fulminea, nelle terre del nord il re dei macedoni ordina immediatamente al suo esercito di invertire la marcia e, in poco tempo, raggiunge e occupa la città di Tebe. Per punire la ribellione Alessandro Magno spinge la lega corinzia a decretare la deportazione in schiavitù degli abitanti di Tebe e la distruzione della città. La decisione è volutamente feroce nei confronti dei tebani per fare da monito alle altre polis greche. La stessa città di Atene si piega al volere di Alessandro e si complimenta per la distruzione della città di Tebe. È interessante notare come non sia direttamente Alessandro Magno a decretare la distruzione di Tebe ma la lega corinzia, di cui Alessandro è il comandante supremo. In tal modo Alessandro evita di macchiarsi di un crimine contro i greci, poiché la decisione viene presa da greci (lega di Corinto) contro altri greci (Tebe). Pubblicamente Alessandro Magno non prende parte alla decisione ma è consapevole che la lega corinzia avrebbe comunque votato secondo il suo volere. Per rafforzare il suo alibi, Alessandro Magno si riserva un gesto di magnanimità chiedendo di risparmiare dalla distruzione almeno la casa tebana del poeta Pindaro.

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Alessandro Magno


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