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La società e l'economia feudale

Durante l’età feudale, l’economia è prevalentemente agricola e si organizza intorno alla villa, dove i contadini lavorano come servi o coloni sotto il controllo del signore. La società si struttura in tre ordini distinti: ecclesiastici, nobili e contadini, ciascuno con una funzione specifica ritenuta necessaria all’equilibrio collettivo. Dopo l’Anno Mille, l’Europa conosce una fase di crescita: aumentano i commerci, si espandono le città e nasce una nuova classe media urbana. I Comuni riscattano i servi della gleba, le campagne vengono dissodate e la popolazione cresce, riducendo progressivamente il potere feudale. Tra il XIII e il XIV secolo, tuttavia, il sistema feudale entra in crisi, anche a causa della peste e dei conflitti, mentre la borghesia urbana assume un ruolo sempre più centrale nella vita economica e politica.

Un'economia rurale centrata sulla villa

Durante l’età feudale, l’economia è prevalentemente agricola e di sussistenza. Il centro organizzativo dell’attività produttiva è la villa, un’azienda agraria di grandi dimensioni, composta da più poderi. La gestione della villa si divide in due parti:

  • una porzione è gestita direttamente dal signore, che utilizza il lavoro dei servi della gleba;
  • l’altra è concessa a coloni, piccoli contadini che ricevono una terra in uso e pagano in natura una quota del raccolto.

Il servo della gleba è un contadino non libero, legato giuridicamente alla terra. La sua condizione è ereditaria: non può abbandonare il podere né essere trasferito, ma neppure liberarsi autonomamente dal vincolo.

L’ordine sociale: le tre funzioni

A partire dalla fine del X secolo si diffonde una visione gerarchica e funzionale della società, fondata su tre ordini distinti. Ciascun gruppo sociale esercita un compito specifico all'interno dell'organismo sociale:

  • Gli ecclesiastici si occupano delle funzioni spirituali, custodiscono la fede, pregano e amministrano i sacramenti.
  • I nobili esercitano le funzioni militari e politiche, proteggono il territorio e governano le comunità locali.
  • I contadini provvedono al sostentamento materiale, coltivano la terra e producono beni.

Ogni funzione è considerata necessaria per l’equilibrio sociale. Il modello è statico: l’ordine è voluto da Dio e non può essere alterato senza turbare la stabilità collettiva.

Dopo l’Anno Mille: la rinascita

Dopo l’Anno Mille, l’Europa occidentale entra in una fase di crescita generale. I traffici commerciali si intensificano, specialmente lungo le rotte marittime, grazie all’attività delle repubbliche marinare come Venezia, Genova e Pisa, che si affermano come nodi strategici del commercio mediterraneo.

Lo sviluppo economico porta con sé anche profondi cambiamenti sociali. Nelle città si afferma una nuova classe media, composta da artigiani, mercanti e professionisti. Non appartengono alla nobiltà né al clero, ma iniziano a esercitare un ruolo attivo nella vita economica e, gradualmente, anche in quella politica.

Nel frattempo, anche le campagne si trasformano. Si avviano interventi di bonifica e dissodamento che permettono di recuperare nuovi terreni coltivabili. L’incremento delle superfici agricole sostiene l’aumento della produzione e accompagna l’espansione degli insediamenti rurali.

Questa dinamica coinvolge anche la struttura feudale. I Comuni nascenti cominciano a riscattare i servi della gleba, versando denaro ai signori in cambio della loro libertà. In questo modo si riduce progressivamente l’estensione dei latifondi e si rafforza l’autonomia personale dei cittadini.

Infine, la crescita demografica tra il 1000 e il 1300 consolida l’intero processo. L’aumento della popolazione favorisce la crescita urbana, con un progressivo popolamento delle città che divengono centri sempre più vitali per l’economia e la società del tempo.

Il declino del feudalesimo

Tra il XIII e il XIV secolo, il sistema feudale mostra segni evidenti di crisi. Le trasformazioni economiche e sociali avviate dopo l’Anno Mille iniziano a erodere le fondamenta dell’ordine feudale.

Nelle città si afferma una nuova classe sociale, la borghesia urbana, composta da mercanti, artigiani, medici, giuristi e altri professionisti. A differenza della nobiltà terriera, questa classe si fonda sul lavoro e sull’iniziativa economica, non sulla proprietà fondiaria. La borghesia acquista progressivamente un ruolo politico attivo, soprattutto all’interno dei Comuni, dove partecipa alla gestione del potere e promuove modelli di governo più rappresentativi.

Parallelamente, l’economia si diversifica. L’agricoltura non è più l’unica attività dominante: accanto ad essa si sviluppano il commercio, la produzione artigianale e le prime attività finanziarie. Le città diventano poli economici dinamici, sempre più interconnessi attraverso le reti di scambio.

Tuttavia, nel corso del Trecento, questo processo di espansione subisce una brusca interruzione. Due eventi segnano profondamente la società europea:

  • la peste del 1346, che riduce drasticamente la popolazione, provoca crisi di manodopera, abbandono delle terre e instabilità sociale;
  • la Guerra dei Cento Anni, che coinvolge Francia e Inghilterra, contribuisce a destabilizzare politicamente ed economicamente intere regioni.

In questo contesto, il feudalesimo perde progressivamente centralità. La terra non è più l’unica fonte di ricchezza e potere, e i legami di dipendenza personale che caratterizzano il mondo feudale risultano sempre meno compatibili con una società in rapido mutamento.

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