Leggi del movimento di Marx

Karl Marx formula delle leggi per indicare le tendenze del capitalismo nel lungo periodo. Sono dette leggi del movimento.

La legge della miseria crescente

Secondo la prima legge del movimento, nell'economia capitalistica i lavoratori peggiorano progressivamente le proprie condizioni di vita.

Le motivazioni sono diverse ma tutte ben inquadrate nella teoria marxista dell'economia.

I capitalisti sostituiscono l'uomo con le macchine per aumentare la produttività del lavoro.

Le condizioni di lavoro peggiorano. I lavoratori sono subordinati alla meccanizzazione e ai tempi di lavoro delle macchine.

la tecnologia sostituisce i lavoratori nel ciclo produttivo

Grazie alle macchine ogni lavoratore produce una maggiore quantità di prodotti nella stessa giornata lavorativa.

Pertanto, la quota-salari del prodotto si riduce mentre aumenta quella del capitale.

La composizione organica del capitale è cambiata.

la quota salari diminuisce

L'incremento della produttività diminuisce anche il numero dei lavoratori occupati.

Una parte dei lavoratori viene espulsa definitivamente dalla produzione.

l'innovazione tecnologica causa una disoccupazione crescente

La crescente disoccupazione riduce il potere negoziale dei sindacati, facendo cadere il salario reale e le condizioni di lavoro dei lavoratori occupati.

Nota. Il salario dei lavoratori occupati potrebbe anche aumentare, per via della crescente produttività, ma soltanto poche persone ne potrebbero beneficiare. Una quota crescente di popolazione cade in condizioni di miseria relativa.

Infine, il capitalismo crea nuovi consumi, bisogni e abitudini che nemmeno i lavoratori occupati non possono soddisfare.

la piramide dei bisogni di Maslow

Il salario reale riesce a soddisfare i bisogni di base ( sussistenza ) ma non i bisogni superiori indotti ( es. automobile, elettrodomestici, vacanze, ecc. ).

Questo genera insoddisfazione nei lavoratori occupati e peggiora ulteriormente la condizione di miseria relativa dei lavoratori disoccupati.

La caduta del saggio di profitto

I capitalisti investono nelle macchine per aumentare la produttività del lavoro e ridurre il potere di contrattazione collettiva dei sindacati.

La produttività aumenta il prodotto (P) ma implica anche un investimento crescente da parte dei capitalisti, un maggiore capitale investito (K).

Secondo Marx, il rapporto capitale-prodotto (K/P) tende a diminuire nel corso del tempo tempo.

la riduzione del rapporto tra capitale e prodotto nel corso del tempo

Perché Marx ipotizza la riduzione del rapporto capitale-lavoro? Secondo Karl Marx, l'accumulazione del capitale può aumentare senza limiti. Viceversa, la crescita della produzione è limitata dalle ore di una giornata lavorativa.

Da questa ipotesi si deduce la riduzione tendenziale del profitto. Essendo il profitto una grandezza residuale.

Nel corso del tempo il capitalista deve destinare una parte crescente dei ricavi a coprire le spese di acquisto e di manutenzione dei macchinari.

La tendenza al peggioramento delle crisi

Secondo Marx, nel capitalismo le crisi economiche tendono a peggiorare nel tempo.

E' un'altra legge del movimento.

Le cause del peggioramento delle crisi sono le seguenti:

  1. Il rapporto tra prodotto e capitale ( P/K ) decresce nel tempo.
  2. La caduta tendenziale del saggio di profitto disincentiva gli investimenti.

Dopo ogni crisi è necessario investire di più nel progresso tecnico per ottenere la crescita del prodotto netto.

Per questo motivo, le crisi economiche diventano più durature e profonde dopo ogni ciclo.

Fino a giungere alla crisi finale del capitalismo.

La concentrazione e la centralizzazione del capitale

Nel corso del tempo gli investimenti sono sempre più onerosi e il saggio di profitto si riduce. Poche imprese possono affrontarli.

Soltanto le imprese più grandi sopravvivono, mentre le imprese più piccole falliscono oppure sono assorbite dalle più grandi.

Per questa ragione il capitale si concentra e si accentra in poche imprese. L'accumulazione di capitale viene gestita da poche persone.

Pertanto, il numero delle imprese sul mercato si riduce e aumenta la dimensione delle imprese.

nel tempo le imprese diventano più grandi e il loro numero si riduce

Il mercato passa dalla concorrenza perfetta all'oligopolio oppure al monopolio.

Secondo Marx, questa situazione è l'ultimo stadio che precede la fine del capitalismo.

L'accentramento del capitale nelle mani di poche imprese consente a queste ultime di pianificare e gestire l'accumulazione di capitale dell'intero sistema economico.

Nota. Non c'è più la "mano invisibile" del mercato concorrenziale immaginata da Adam Smith. Il mercato ha perso l'atomicità e l'anarchia decisionale delle piccole imprese.

Questa situazione agevola il passaggio dal capitalismo al socialismo.

La nascita del socialismo

Nell'ultimo stadio di vita il capitalismo è caratterizzato da crisi cicliche molto gravi e durature.

Poche imprese sopravvivono sul mercato mentre gran parte dei lavoratori sono disoccupati e in miseria.

I lavoratori espulsi o sfruttati sono spinti alla rivoluzione proletaria e si appropriano dei mezzi di produzione.

il passaggio della proprietà dei mezzi di produzione dai capitalisti ai lavoratori

Nota. Il capitale è già concentrato in poche e grandi imprese. Pertanto, è sufficiente trasferire la proprietà di queste imprese allo Stato ( nazionalizzazione ) e avviare la pianificazione centralizzata del capitale in nome del popolo.

Il capitalismo cessa di esistere perché non esiste più la classe dei capitalisti.

La gestione del capitale diventa collettiva.

Nasce così l sistema economico socialista, in cui i lavoratori controllano e gestiscono l'attività produttiva.

Nel socialismo si riduce lo sfruttamento del lavoro perché i lavoratori sono remunerati in base proprio al contributo lavorativo prestato nella produzione.

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Karl Marx

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