OKPEDIA STORIA USA

No Taxation without Representation

Nel corso del XVIII secolo l'economia americana raggiunse un livello di ricchezza pari a quello di molte nazioni dell'Europa. Rispetto al vecchio continente non subiva le conseguenze delle guerre europee, grazie all'isolamento dei due Oceani, ed aveva dinnanzi a sé un vasto territorio ricco di risorse naturali e ancora inesplorato. Nella Guerra dei sette anni (1756-63) la Francia perse i suoi possedimenti americani e i coloni inglesi-americani non ebbero più alcun ostacolo al proprio espansionismo territoriale sul continente americano.

L'egemonia inglese sull'Europa. In Europa l'Inghilterra usciva vittoriosa dal confronto con le altre nazioni europee. Il Trattato di Parigi del 1763 sancì la superiorità militare e commerciale dell'impero britannico. I costi delle guerre avevano ridotto al minimo le casse dello Stato e la Corona britannica volse lo sguardo alle proprie colonie per rimpinguarle. Nel 1764 impose alle tredici colonie americane la tassa sulla melassa (Sugar Act) senza tenere conto dell'opinione delle assemblee locali. L'introduzione della tassa alimentò il conflitto d'interesse tra mercanti americani e inglesi. Le proteste dei coloni non impensierirono tuttavia gli inglesi che continuarono imperterriti su questa strada introducendo altre tasse come lo Stamp Act.

La reazione dei coloni contro le tasse. Inizialmente la reazione dei coloni inglesi si limitò a seguire le vie politiche, come la presentazione di una petizione per ribadire i propri diritti e rivendicare la rappresentanza dei propri interessi al Parlamento inglese. Lo slogan "No Taxation without Representation" sintetizza bene gli obiettivi della strategia. Fu utilizzato nel 1775 dalla Virginia per sancire l'illegittimità delle tasse nelle situazioni in cui era assente la rappresentanza parlamentare dei cittadini. Tra i coloni americani non era diffuso il sentimento indipendentista, pochi volevano rompere definitivamente i rapporto con la Corona inglese. Le loro richieste erano limitate ad ottenere una maggiore autonomia e una maggiore rappresentanza all'interno del vasto impero inglese. La risposta inglese fu perentoria e irremovibile: nel Parlamento inglese erano già rappresentati tutti i soggetti dell'impero inglese, mentre le assemblee locali non avevano alcun potere legislativo o esecutivo di pari importanza a quello centrale. La scarsa apertura inglese contribuì a rafforzare tra i coloni le posizioni più estreme a favore dell'indipendenza americana. Gli americani si divisero in "lealisti" (detti "tories" e fedeli alla Corona) e "indipendentisti", questi ultimi pronti anche a compiere atti di sabotaggio pur di difendere gli interessi americani (es. Boston Tea Party). Si affievolì la corrente degli autonomisti che in gran parte alimentarono le file degli indipendentisti.

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