Rivoluzione americana: le guerre navali

L'esito della guerra d'indipendenza americana ha un legame inscindibile con i conti delle casse statali di Francia e Inghilterra. Nel periodo 1763-1815 le grandi potenze europee soffrono la scarsa capacità fiscale e le ingenti spese della guerra, a cui si aggiunge il conseguente malcontento popolare. Il debito pubblico in Francia e Inghilterra ha raggiunto livelli impensabili. Queste ragioni spingono i governi ad abbandonare la politica estera aggressiva dei decenni precedenti e dare maggiore attenzione alle riforme economico-amministrazione della politica interna. Tuttavia, le riforme si trasformano in causa di conflitto d'interesse tra regnanti e popolazione, generando un clima di astio crescente che darà luogo alle rivoluzioni settecentesche. Nelle colonie britanniche del nord America circa 3/4 della popolazione insorge contro le tasse britanniche. Una cattiva gestione diplomatica da parte della corona inglese fa degenerare la protesta in vera e propria guerra d'indipendenza america nel 1775. Il boicottaggio dei prodotti inglesi da parte delle colonie americane peggiora ulteriormente il quadro economico generale di Londra, riducendo le sue esportazioni.

Superiorità della flotta franco-spagnola

Agli occhi dei francesi la rivoluzione americana è un'importante crepa all'egemonia militare dell'impero inglese. Nonostante le difficoltà economiche la Francia scende immediatamente in campo dalla parte dei coloni, aiutandoli con l'invio di armi e poi con l'invio dell'esercito e della marina. Mentre a Londra ci si impone l'obiettivo del risanamento dei conti pubblici e della politica interna, anche a costo di perdere le 'piccole' colonie americane, in Francia prevale il desiderio di rivalsa nella politica estera. L'assenza di guerre sul continente consente ai francesi un forte risparmio sulle spese statali, ma piuttosto che pensare al risanamento dei conti le risorse sono dirottate verso i cantieri navali. Così, pur mantenendo nel complesso una superiorità navale con la Royal Navy, circa 90 navi, l'impero britannico vive l'handicap di dover controllare un vasto impero mondiale e l'impossibilità economica di potenziare la flotta reale. La Royal Navy è costretta a dividersi in mille impegni: la protezione del canale della Manica, Gibilterra, Indie, Baltico, Nord America. Al contrario la Francia si avventura in un dispendioso finanziamento per ampliare la propria flotta, portandola ad oltre sessanta navi. Alcune delle quali più grandi delle navi da guerra inglesi. Considerando anche le 58 navi della flotta spagnola e le 20 di quella olandese, le potenze europee unite dalla politica anti-britannica (Olanda-Francia-Spagna) riescono a conquistare il dominio dei mari alla Royal Navy. Durante la rivoluzione americana l'Inghilterra non può imporre un serrato controllo delle rotte oceaniche e impedire l'arrivo degli aiuti militari (ufficiali e non) inviati da Spagna e Francia ai coloni americani. Non a caso l'evento conclusivo della guerra d'indipendenza americana si gioca sul mare. Nel 1781 la flotta franco-spagnola dell'ammiraglio De Grasse assedia la fortezza di Yorktown, impedendo l'arrivo dei rinforzi inglesi dell'ammiraglio inglese Graves. La Royal Navy non riesce a superare il blocco navale costringendo il generale inglese Cornwallis alla resa. Con la capitolazione di Yorktown la guerra d'indipendenza è definitivamente vinta dai coloni americani. Persino il Canale della Manica passa sotto il controllo della flotta franco-spagnola, al punto da far temere una possibile invasione delle isole britanniche. Una ipotesi plausibile, in quanto l'esercito francese non è impegnato in nessuna guerra sul continente e il canale della Manica privo di controllo navale inglese. A questo si aggiunge l'assedio navale spagnolo di Gibilterra.

L'Inghilterra costretta a trattare la pace

La situazione generale spinge il governo inglese a trattare rapidamente la pace alle altre potenze europee, rinunciando ai possedimenti americani, per concentrare la flotta a protezione delle isole britanniche (Pace di Versailles del 1783). Tobago (Indie Occidentali) e la Senegambia passano alla Francia, Minorca e la Florida alla Spagna. Si tratta tuttavia di vittorie di Pirro. Soprattutto la Francia dovrà fare i conti con le ingenti spese di mantenimento della flotta francese, a gravare ulteriormente sulle casse dello Stato. Le cattive condizioni economico-amministrative e il malcontento del paese aprono le porte alla Rivoluzione Francese. Dal canto suo la Spagna non inverte l'inevitabile declino della sua potenza a livello mondiale e ben presto perderà gran parte dei suoi possedimenti americani. L'Inghilterra rinuncia invece soltanto a una minima parte dei suoi vasti possedimenti nel mondo.

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