Positivismo, Naturalismo e Verismo

La diffusione del Positivismo in Europa avviene tra 1848 e 1871, in concomitanza con la cosiddetta “Primavera dei popoli”, ondata rivoluzionaria destinata a portare i popoli ancora divisi e assoggettati allo straniero a governi di tipo liberal nazionale, gli stati centrali già forti e indipendenti a governi di tipo progressista. Il Positivismo va inteso, in tale periodo, come l'illusione filosofica, la convinzione di poter assistere al progresso dei popoli, grazie ad una loro pacifica convivenza. Fu Comte, nella prima metà dell'800, a diffondere in Francia il pensiero positivista, intendendo il termine positivo (positif) come la necessità di analizzare i fatti scientificamente. I positivisti ripongono la loro fiducia nella scienza, considerata quale unica possibilità di riordinare le conoscenze umane e proiettarle verso la realizzazione del progresso e del benessere della società. Quest'ultima viene considerata da Comte, il fondatore della sociologia, un vero e proprio organismo naturale. Taine estende le teorie darwiniane della selezione naturale della specie e della lotta per la sopravvivenza attraverso l'adattamento all'ambiente nientemeno che all'arte, “condizionata”, secondo la sua teoria, da fattori e naturali. Alla base del metodo positivista, dunque, troviamo in prima istanza l'analisi minuziosa dei dati, in secondo luogo l'individuazione delle leggi che sottendono alla realtà naturale e umana, per poi finire con il netto rifiuto della metafisica e con l'ottimismo nella evoluzione positiva della realtà. In letteratura si inizia a parlare di Realismo, ovvero si tenderà ad accentuare le esigenze di concretezza e popolarità che già erano alla base di certa produzione letteraria romantica, respingendone tuttavia le esasperazioni e le derive sentimentalistiche e irrazionali.
Il Naturalismo francese, invece, con rappresentanti del calibro di Maupassant, Flaubert, Zola, elaborerà la teoria del romanzo sperimentale, che trae la sua ispirazione dalla osservazione diretta della realtà vissuta. L'osservazione della società porta all'elaborazione di leggi scientifiche, quali quella dell'ereditarietà e del condizionamento ambientale. Di fondamentale importanza nel romanzo sperimentale sono l'impersonalità e l'oggettività della descrizione che, nel caso di Zola, si riferirà all'ambiente proletario parigino di cui si documenteranno emarginazione e degrado, ma anche coscienza e volontà di poterne migliorare la condizione. I naturalisti europei generalmente eviteranno il linguaggio letterario e accademico, avvalendosi invece di espressioni gergali e dialettali.
In Italia il Naturalismo si realizzerà nel Verismo letterario che vedrà in Verga e Capuana i suoi massimi rappresentanti e in Milano il suo centro propulsore. I veristi si oppongono da subito al falso idealismo romantico e risorgimentale, rivolgendosi alle classi emergenti della società capitalistica e individuandone le contraddizioni. L'ottimismo naturalistico stride, tuttavia, di fronte al pessimismo veristico, quest'ultimo motivato dalla reale differenziazione delle singole realtà regionali italiane. I siciliani Verga e Capuana, infatti, riveleranno con la loro opera il sussistere di una atavica condizione di arretratezza economica, sociale e culturale della propria regione, la Sicilia. Ritraendo il vero quale fatto di cronaca, Capuana sostiene che la descrizione documentaristica dei fatti dovrà realizzarsi seguendo le leggi naturali sottese alla società e alla sua evoluzione genetica. Il nostro verismo riproporrà attraverso la questione meridionale tematiche di tipo provincialistico che poco avranno a che fare con la tendenza del romanzo naturalista francese ad indulgere sul patologico della società. Quanto allo stile, anche l'opera verista sarà caratterizzata da obiettività e impersonalità del punto di vista, per cui l'autore ricorrerà ad espressioni di tipo dialettale per rispecchiare meglio, come se la fotografasse e la facesse parlare da sé, la realtà sociale da lui descritta. Dalle opere di Verga, per esempio, risalterà appieno la coralità, lo stesso parlare “corale”, le voci pettegole, egoiste e grette di sottofondo che commentano i fatti del paese,

02 / 12 / 2009

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