Neoclassicismo e preromanticismo nell'età napoleonica
Dal 1796, con l'ingresso degli eserciti francesi in Italia, crolla il vecchio assolutismo e vengono introdotte le repubbliche giacobine, all'insegna di una nuova tendenza democratica moderata e riformista. Durante tale periodo si assiste al diffondersi di giornali, opuscoli, libelli polemici, proclami e manifesti il cui linguaggio viene influenzato dal fervore rivoluzionario e dagli ideali libertari del triennio giacobino. Attraverso l'editoria, i teatri e le cerimonie pubbliche viene inaugurata difatti una nuova fase di propaganda di regime: l'intellettuale, lungi dall'interpretare le esigenze del popolo, si appresta a declassarsi in qualità di fedele cortigiano del regime napoleonico. Non più alla corte dei vari signori ma nell'ambito dell'amministrazione imperiale, l'intellettuale dell'era napoleonica crea consenso sulla falsa riga di un classicismo formale che ricalca sostanzialmente la tradizione, a partire dall'aulicismo linguistico, ampio e complesso. La cultura letteraria riassume un carattere decisamente elitario. Puoti e Cesari introducono una tendenza purista, refrattaria a neologismi e forestierismi, a cui reagiranno Monti, Parini e Alfieri. E' questo il periodo delle scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano che avviano un interesse diffuso per tutto ciò che è classico, mitologico. J. Winckelmann ripropone il modello dell'arte greca quale ideale del bello eterno, costituito dalla nobile semplicità e dalla calma grandezza derivanti dal dominio delle passioni e dall'armonia interiore. Anche la poesia di Ugo Foscolo, ispirantesi a quella greca, tenderà ad agire sul presente e sulla sua barbarie in funzione catartica. Dal neoclassicismo di fine settecento si passerà ad alcune tendenze di tipo preromantico ad inizio ottocento, quando ricompare l'esasperato individualismo passionale, esotismo e primtivismo di certe atmosfere dall'intonazione malinconica e lugubre. Persiste il richiamo ossessivo alla morte e alla natura selvaggia e tempestosa, preludio all'incombente gusto romantico che dominerà l'ottocento. Sul piano letterario ci sarà un'inversione di tendenza col rifiuto del classicismo e il ritorno al mito roussoiano del buon selvaggio. In Inghilterra trionfa la poesia cimiteriale da cui Foscolo trarrà ispirazione per la stesura dei “Sepolcri”, pur rimarcandone poi la diversità quanto al messaggio da veicolare. Il suo sarebbe stato quello di una poesia civile che induce all'emulazione delle gesta eroiche del passato, tramite l'illusione di eternità costituito dalle tombe dei grandi. Il poeta foscoliano ha una funzione di vate, di garante dei valori più alti, vincendo il silenzio dell'oblìo. La critica considera Neoclassicismo e Preromanticismo due facce della stessa medaglia, due fenomeni che si radicano entrambi nella crisi dell'assolutismo e in quella successiva delle istanze rivoluzionarie. In entrambi i casi il rimedio è la fuga, che sia quella neoclassica verso l'armonia e l'equilibrio dell'arte o quella preromantica verso la natura e il primitivo.