Le prime civiltà
Durante l'età del bronzo e l'età del ferro le tecniche fecero registrare una rapida crescita della sovraproduzione alimentare nei villaggi agricoli che, man mano, si espansero fino a far nascere le prime città della storia. Dentro le mura cittadine fiorirono nuove arti e mestieri e si stratificò nella società la presenza di un nuovo genere di popolazione urbana, completamente dipendente dal surplus agricolo ma anche dominante sulla classe agricola. In questa fase della storia dell'uomo la specializzazione del lavoro assunse un ruolo di grande importanza negli scambi culturali e commerciali. Il lavoro di ciascun uomo diventava sempre più in funzione della collettività e l'uomo sempre meno autosufficiente da se stesso. La struttura della società evolse verso forme più complesse di organizzazione politica ed economica. Il potere economico, politico e militare sono generalmente concentrati nel sovrano, il Re. Sotto il suo potere assoluto si collocarono gli uomini di fiducia, l'aristocrazia guerriera, la casta sacerdotale, le famiglie più illustri (nobili) e i funzionari amministrativi della città. La classe intermedia era perloppiù urbana, composta da artigiani e commercianti, privi di potere politico. Alla base della piramide si trovavano infine gli agricoltori e gli allevatori, i quali continuarono a vivere di sussistenza fuori le mura urbane delle città, consegnando quasi interamente il proprio surplus produttivo alla classe di governo. Sotto la base della piramide sociale, privi di ogni diritto, si collocavano gli schiavi, catturati in guerra o durante le razzie in altri villaggi e città, costretti allo stato servile sotto la proprietà pubblica degli amministratori o privata delle classi intermedie e superiori.