L'america tra federalisti e democratico-repubblicani
Nei primi anni di vita degli Stati Uniti, durante le prime due presidenze Washington (1789-96) e John Adams (1796-1800) la Costituzione ebbe una forte influenza "federalista" che rafforzava il potere centrale e il nazionalismo economico rispetto a quella dei singoli Stati. In politica interna i federalisti guardavano con favore al governo centrale forte, mentre nella politica estera preferivano mantenere rapporti stabili con gli inglesi piuttosto che intraprenderne nuovi con la rivoluzionaria Francia. Sotto questi influssi politici i primi anni degli Stati Uniti furono caratterizzati dalla nascita delle prime istituzioni portanti come la banca federale, il protezionismo doganale e lo sviluppo della manifattura. Alla visione federalista dello Stato si contrapposero i movimenti "democratico-repubblicani", favorevoli al mantenimento del diritto di ciascun Stato di legiferare sulla propria realtà con il fine ultimo di garantire le libertà individuali e realizzare una repubblica agraria fondata su liberi agricoltori. I democratico repubblicano erano particolarmente vicini agli interessi degli Stati del Sud. L'alternanza al potere di queste due visioni della politica consentì agli Stati Uniti di crescere e consolidarsi nei primi anni di vita e fondare le basi del sistema politico americano.
La prima presidenza democratico-repubblicana degli USA
I democratici-repubblicani conquistarono per la prima volta la presidenza degli Stati Uniti nel 1800 con Jefferson (terzo presidente della storia americana) segnando una svolta politica che molti storici interpretano come la seconda fondazione degli Stati Uniti. La personalità forte di Jefferson permise di modificare radicalmente l'approccio di governo introducendo il concetto basilare che "il migliore governo è quello che governa meno". Durante gli otto anni della presidenza Jefferson furono ridotte le tasse ed estinto il debito pubblico. Nel contempo furono introdotte nuove procedure elettorali per portare a compimento la democratizzazione del sistema politico. Il liberismo e il governo minimo permisero il decollo della nascente economia tessile e manifatturiera, le città americane crebbero e si abbellirono. Al Sud la coltivazione del tabacco venne affiancata e parzialmente sostituita da quella del cotone, materia prima per il sistema tessile degli Stati del Nord. Le scelte centrali dell'esecutivo Jefferson furono incentrate a regolamentare la vita civile ed espandere i territori americani verso Ovest. Nel 1803 il governo Jefferson acquistò la Lousiana per 15 milioni di dollari dalla Francia di Napoleone, un vasto territorio a ovest del fiume Mississippi che si estendeva dal Canada al Golfo del Messico e che raddoppiò l'estensione territoriale degli Stati Uniti. Nel 1808 venne anche messo al bando il commercio degli schiavi, senza però abolire anche la condizione in schiavitù dei milioni di neri impiegati nelle coltivazioni di cotone del Sud e trasferita la capitale degli Stati Uniti nella città di Washington, costruita ex novo. Il governo Jefferson contribuì alla rinascita americana e alla disgregazione della prima corrente federalista. Emerse la corrente democratico-repubblicana che si confermò facilmente anche nelle corse presidenziali dal 1808 al 1816 con il presidente James Madison.
La seconda guerra d'indipendenza
Il miglioramento dei rapporti politici e commerciali con la Francia dei governi democratico-repubblicani statunitensi non passò inosservato agli inglesi, contrari al rapporto diretto tra le due nazioni. Nel 1812 la crisi nei rapporti tra Inghilterra e Stati Uniti d'America si trasformò nel conflitto bellico conosciuto come la 'seconda guerra d'indipendenza americana'. Si concluse due anni dopo, nel 1814, con il Trattato di Gand che confermò la definitiva indipendenza degli USA dalla sfera d'influenza inglese.