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Teoria neoclassica e ambiente

L'ambiente nella teoria neoclassica svolge un ruolo fortemente ridimensionato rispetto alle precedenti teorie e scuole di pensiero economico. L'economia neoclassica nasce e si sviluppa a cavallo di due secoli, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, in cui si riscontrano numerose innovazioni tecnologiche radicali che coinvolgono l'intera società. Basti pensare alla nascita delle prime automobili, del motore a scoppio, della rete elettrica, del telefono o, infine, della radio. Tutto ciò che viene prodotto, diventa obsoleto in breve tempo poiché viene rapidamente sostituito da altri prodotti, sempre più performanti, potenti e veloci. In questo contesto storico si diffonde la convinzione che l'inventiva umana può risolvere qualsiasi cosa e qualsiasi problema è destinato ad essere risolto con le tecnologie future. Il pessimismo degli economisti classici nei confronti dei limiti allo sviluppo di lungo periodo ( stato stazionario ) viene sostituito da una visione positiva e tecnocentrica. A partire da una quantità minima di stock ambientale ( Nmin ), necessario per la sopravvivenza degli esseri umani, lo sfruttamento delle risorse naturali ( N ) aumenta il benessere sociale ( W ) senza incontrare alcun ostacolo dal punto Nmin al punto B e oltre.

crescita infinita ( il paradigma tecnocentrico degli economisti neoclassici )

Secondo gli economisti classici, invece, nel lungo periodo la relazione tra benessere e risorse naturali si inverte, conducendo il sistema economico verso una situazione di sussistenza e si benessere minimo, dal punto A al punto C. Gli economisti neoclassici abbandonano le teorie classiche sugli scenari di lungo periodo e concentrano la propria attenzione sulle condizioni di equilibrio del mercato nel breve periodo. I neoclassici sono convinti che i meccanismi di mercato e le innovazioni tecnologiche possono spingere nel lungo termine il sistema economico verso una crescita economica infinita e senza limiti. Qualsiasi ostacolo o vincolo di scarsità delle risorse naturali può essere superato e rimosso aumentando l'efficienza della produzione, tramite le innovazioni tecnologiche incrementali oppure sostituendo il processo produttivo o il bene economico con un altro, tramite le innovazioni tecnologiche radicali, in grado di soddisfare meglio i bisogni dell'uomo. Ciò che non è tecnicamente realizzabile in un'epoca, può essere ottenuto nel lungo periodo migliorando la conoscenza e investendo nelle attività di ricerca e sviluppo ( R&S ).

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note


  • L'ottimo di Pareto. I neoclassici costruiscono la propria teoria sull'ipotesi della superiorità allocativa delle forze di mercato. In un equilibrio concorrenziale si verifica uno stato sociale in cui nessuno può migliorare la propria posizione senza peggiorare quella di un altro, detto ottimo paretiano ( o criterio di Pareto ). In un ottimo paretiano nessun agente ha convenienza a modificare le proprie scelte poiché, se lo facesse, anche gli altri agenti modificherebbero le proprie, portando tutti gli agenti verso una situazione instabile, sub-ottimale e peggiore per tutti. Dato questo presupposto teorico, i neoclassici legittimano il comportamento individuale come quello più desiderabile anche da un punto di vista sociale ( collettivo ), in quanto ne deriva un equilibrio concorrenziale e, quindi, un ottimo paretiano, in cui tutti massimizzano la soddisfazione dei propri bisogni e delle proprie preferenze. Nell'economia del benessere della teoria neoclassica, il policy maker ( Stato ) deve intervenire soltanto in poche occasioni, lasciando al mercato il compito di allocare e distribuire le risorse.
  • I fallimenti di mercato. L'ottimismo dei neoclassici si fonda, tuttavia, su alcune ipotesi teoriche molto restrittive e poco realistiche. Nella teoria neoclassica gli agenti operano le proprie scelte in condizioni di razionalità perfetta e di perfetta informazione e senza la presenza delle esternalità. In realtà, gli agenti economici operano in condizioni di incertezza, non possiedono né condividono le informazioni e seguono dei processi decisionali non perfettamente razionali. In queste circostanze il mercato non conduce sempre verso un ottimo paretiano ed è molto probabile che porti a un equilibrio sub-ottimale. L'evidenza dei fallimenti del mercato nella realtà economica ( es. disoccupazione di massa negli anni '30 ) ha spinto molti economisti neoclassici a rimuovere le ipotesi restrittive della teoria, giustificando anche un intervento dello Stato a correzione dei fallimenti di mercato, laddove fosse necessario per migliorare il benessere collettivo. Gli economisti neoclassici accettano l'idea del fallimento di mercato, dell'inquinamento e dei problemi ambientali, cercando di elaborare nuovi strumenti per interpretarli all'interno della scuol neoclassica. I principali tentativi sono i seguenti:
    • Teoria del capitale umano. Gli economisti appartenenti a questa scuola di pensiero accolgono la teoria neoclassica ma rifiutano alcune ipotesi fondamentali come la razionalità perfetta degli agenti economici. Nella teoria del capitale umano gli agenti basano le proprie scelte sulla razionalità estesa che consente di includere nei bisogni personali anche l'altruismo, oltre all'interesse personale. Secondo il paradigma umanistico i bisogni delle persone non sono costanti, bensì variano con la cultura e il benessere economico. In un una società avanzata e sviluppata gli agenti economici includono la tutela dell'ambiente nei propri bisogni e nelle proprie preferenze. Le preferenze altruistiche e quelle egoistiche sono tra loro sostituibili e spesso conflittuali. Secondo gli economisti umanistici ciò giustifica un intervento pubblico dello Stato più intenso, non solo per correggere i fallimenti di mercato ma anche per interventi diretti sulle attività economiche al fine di indirizzare il sistema verso un obiettivo sociale. In conclusione, pur confermando la validità del mercato come meccanismi allocativo, gli economisti umanistici riconoscono i limiti del mercato e giustificano l'intervento pubblico a tutela dell'ambiente tramite le regolamentazioni.
    • L'approccio dei diritti di proprietà. Secondo una interpretazione fornita dall'economista statunitense Ronald Coase, il costo dell'inquinamento può essere gestito in modo efficiente attraverso un sistema di ridefinizione dei diritti di proprietà. Si tratta di un approccio non intervista, in quanto non implica alcun intervento dello Stato, salvo che per garantire il rispetto dei diritti di proprietà sui beni naturali. Ad esempio, il soggetto inquinatore deve acquistare il diritto a farlo dal legittimo titolare del diritto di proprietà, ossia dal soggetto che subisce l'inquinamento, fornendo un'adeguata compensazione. Viceversa, se è il soggetto inquinatore a disporre del diritto di proprietà, chi subisce l'inquinamento può compensare economicamente l'inquinatore per ottenere una riduzione delle emissioni inquinanti.
    • Il bilancio dei materiali. Questo approccio considera l'inquinamento come un fenomeno fisico inevitabile delle attività produttive a causa delle leggi della termodinamica. Nel bilancio dei materiali gli economisti auspicano l'intervento dello Stato per fissare un livello accettabile o ottimale dell'inquinamento, da perseguire attraverso gli strumenti della politica economica, in particolar modo tramite le tasse e le regolamentazioni ( standard ).

Economia dell'ambiente


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