Seconda lega marittima di Atene

Gli anni seguenti la pace di Antalcida (386 a.C.) sono caratterizzati dall'egemonia di Sparta che beneficia anche dell'appoggio finanziario della Persia e dalla debolezza di Atene, uscita fortemente ridimensionata dalle guerre del Peloponneso. La pace di Antalcida (o Pace del Re) impone alle polis greche il divieto di far sorgere nuove leghe o alleanze (cd principio di autonomia). La clausola è particolarmente utile per gli spartani che possono, in tal modo, imporre la propria egemonia su tutta la Grecia. La campagna militare spartana per reprimere la nascente lega di Olinto nella penisola Calcidica e l'occupazione a sorpresa della rocca Cadmea a Tebe spinge però le polis greche a stringere nuove alleanze in chiave anti-spartana. Nel 378 a.C. circa settanta polis siglano con Atene un nuovo patto federale che da vita alla seconda lega marittima ateniese a cento anni di distanza dalla prima. Il modello federale della lega è leggermente diverso dal precedente. Le città federate versano ad Atene un contributo (syntaxis) per la realizzazione di una nuova flotta navale federale composta perlopiu da triremi. A differenza della prima lega, tuttavia, Atene non può più imporre un presidio militare ateniese nelle città federate. Le decisioni della seconda lega marittima sono prese da un organo collegiale (sinedrio) composto dalle polis federate, ognuna delle quali dispone di un voto. La parità politica delle polis è però soltanto apparente in quanto nel sinedio viene riconosciuto ad Atene il diritto di veto che gli permette, di fatto, di bloccare qualsiasi decisione presa a maggioranza dalle altre polis. La rinascita della flotta ateniese consente così ad Atene di uscire dalla sua fase di debolezza politica e militare sfruttando l'appoggio economico esterno delle polis federate. La costituzione della nuova lega marittima ateniese e l'ascesa della potenza militare di Tebe mettono ora nuovamente in discussione l'egemonia spartana, rendendo ancora più complicato lo scacchiere greco.