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Roma: il Ghetto ebraico

Uno degli edifici più moderni del Ghetto, probabilmente, è la Sinagoga in travertino, risalente al 1904 e realizzata su progetto degli architetti Armanni e Costa. La caratteristica cupola con base quadrilatera fu rivestita di alluminio, materiale molto innovativo per l’epoca. Si accede al Ghetto e alla Sinagoga da Piazza delle Cinque Scole, intendendo per “Scole” le sinagoghe, un tempo situate in questa zona, ognuna col suo rito distinto dalle altre. All’interno della Sinagoga vale la pena di visitare il Museo di arte ebraica. La vicina Santa Maria del Pianto è una delle chiese in cui avveniva sistematicamente l’indottrinamento degli ebrei. Il Ghetto sorse in questa zona, con tanto di mura di recinzione, nel 1556, per costringere gli ebrei a convertirsi al cattolicesimo. Il muro fu abbattuto nel 1848 e nel 1885 tutti gli edifici vennero rasi al suolo in nome dell’igiene da ripristinare. I primi ebrei giunsero a Roma già all’epoca di Pompeo Magno, nel I sec. a.C., e da allora furono interminabili i flussi che confluirono nella capitale. Fu nel 1200 che molti ebrei che abitavano nella zona di Trastevere si stabilirono definitivamente sulla sponda opposta, nella zona del Portico d’Ottavia. La vicenda degli ebrei romani vide la sua parabola nel Basso Medioevo, quando la Chiesa cattolica cominciò una campagna denigratoria e persecutoria nei confronti di chi veniva considerato il discendente dei responsabili della morte di Cristo. La Controriforma rafforzò la segregazione degli ebrei nel Vicus Judaeorum, successivamente detto Ghetto. Data la vicinanza al Tevere, anche la peste del 1656 e altre epidemie in successione contribuirono a decimarne la popolazione. Col passare degli anni e l’evolversi dei tempi, scomparso il muro divisorio crollarono le residue resistenze dei cristiani ad accogliere e integrare gli ebrei nella comunità italiana. Fu allora che questi iniziarono a far parte della nostra vita pubblica e a ricoprire alte cariche politiche e istituzionali, fino alla fatidica data, incisa su di una lastra marmorea nel Portico d’Ottavia, il 1943, anno del vergognoso rastrellamento e della successiva deportazione nei lager. Già nel 1938 Mussolini aveva varato le leggi razziali sostenendo la politica d’intolleranza intrapresa da Hitler. Sulla sinistra del Portico d’Ottavia, oggi, sorge “da Giggetto”, ristorante in cui è possibile gustare le specialità della cucina ebraica romana e, a breve distanza, numerose botteghe che vendono monili, candelabri e altri oggetti sacri giudaici. Vale davvero la pena di ammirare i vecchi palazzi, pregni di storia e dipinti con colori antichi e suggestivi, prospicienti tale via, volutamente conservati nel loro originario aspetto, a testimonianza di un passato che non deve essere dimenticato. 18 settembre 2007
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