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Riforme dei Gracchi

Il crescente malcontento della plebe e dei piccoli proprietari terrieri viene raccolto dai tribuni della plebe per perorare la necessità di riforme sociali e della redistribuzione delle terre pubbliche. Nel 133 a.C. il patrizio Tiberio Gracco viene eletto tribuno della plebe. La sua proposta di riforma consiste nella reintroduzione di un limite al possesso del terreno al fine di vietare il latifondismo e di redistribuire le terre in eccesso dall'aristocrazia senatoria ai cavalieri e alla plebe. La proposta di Tiberio Gracco è fortemente ostacolata dai senatori e lo stesso Tiberio viene ucciso in un tumulto. Un secondo tentativo di riforma è portato avanti nel 123 a.C. dal fratello Caio Gracco. Dopo essere eletto tribuno della plebe Caio Gracco promuove una riforma sociale a favore della classe equestre e della plebe, ottenendo una maggiore presenza dei cavalieri nei tribunali, prezzi ridotti del grano per i meno abbienti ( Lex frumentaria ) e la fondazione di nuove colonie. Il suo tentativo di estendere la cittadinanza agli italici viene però fortemente ostacolato dalla classe senatoria. Il confronto assume toni sempre più aspri fino a sfociare nella tensione e nel conflitto sociale. Nel 121 a.C. il senato conferisce pieni poteri ai consoli per reprimere con la forza le rivolte sociali ( Senatus consultum ultimum ). Lo stesso Caio Gracco è costretto a uccidersi. Con la morte di Caio Gracco l'oligarchia senatoria conferma la propria supremazia politica nella società romana, soffocando con la forza i conflitti sociali della repubblica romana. Malgrado la morte dei Gracchi, la politica graccana sarà parzialmente attuata dagli stessi senatori conservatori sotto forma di concessioni alla plebe e alla classe equestre al fine di evitarne le continue ribellioni.

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Repubblica romana


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