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Principato di Augusto

Il principato di Augusto viene instaurato nel 27 a.C. con il conferimento del titolo di imperium a Ottaviano. Nella nuova forma di governo il potere romano viene assegnato a un unica persona, il principe, al quale spetta la guida dello stato e dell'esercito. Con il principato di Augusto finisce la storia della repubblica romana e inizia quella dell'impero romano. Il passaggio dalla repubblica all'impero è graduale e meno drastico rispetto a quanto descritto dalla storiografia. Le precedenti istituzioni repubblicane non sono abolite, a queste si aggiunge la figura del principe-imperatore a cui spetta il potere equivalente a quello di un dittatore a vita. A questa istituzione è attribuito il titolo onorifico di "Augusto". Con il principato i romani introducono nella costituzione romana la figura autoritaria del dittatore, più volte utilizzata in età tardo-repubblicana per reprimere i disordini tra le diverse fazioni politiche e le guerre civili. La figura autoritaria del principe garantisce la pacificazione civile ( Pax Augustea ) ed è ben accolta sia dalla classe dirigente che dal popolo. Nel disegno di Ottaviano il principe ( princeps ) è soltanto il "primus inter pares", primo tra i cittadini di pari dignità, e non un sovrano assoluto. Formalmente il principe viene introdotta nel rispetto delle tradizioni istituzionali repubblicane. Tuttavia, le riforme di Augusto spingo verso l'accentramento dei poteri nelle mani di un'unica persona e lo svuotamento dei poteri del senato romano, trasformando il principe augusteo in un imperatore vero e proprio. Il principato augusteo è, pertanto, una monarchia assoluta mascherata in forma repubblicana. Nel 12 a.C., dopo la morte di Lepido, Ottaviano-Augusto aggiunge ai suoi poteri anche quello di pontefice massimo al fine di poter gestire direttamente anche gli aspetti legati alla religione romana. Pur non essendo formalmente una carica ereditaria la storia del principato augusteo è suddivisa in dinastie familiari ( Giulio-Claudia, Flavi, Severi, ecc. ). Lo stesso Augusto nel decidere la successione si comporta come un sovrano assoluto e introduce di fatto la successione ereditaria. Non avendo figli maschi adotta i nipoti Marcello, Lucio e Gaio ( famiglia Giulia ) ma nessuno di questi gli sopravvive. Ormai anziano Augusto è costretto ad adottare il figliastro Tiberio, nato nel primo matrimonio della moglie Livia ( famiglia Claudi ). Per rendere meno palese la successione ereditaria, Augusto segnala al senato Tibero come sucessore e gli conferisce il titolo di "imperium proconsulare maius". In tal modo quando Augusto muore (14 d.C.) Tiberio è già investito del massimo potere e nessuno può contestargli d'essere il nuovo principe ( imperatore romano ) di Roma. I primi principati dell'impero romano sono governati da membri della famiglia Giulio-Claudia ( Ottaviano-Augusteo, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone ).

Il principato introdotto da Augusto perdura per due secoli. Entra in crisi nel III secolo d.C. quando la dilagante anarchia militare costringe i romani ad adottare una forma di governo ancora più dispotica detta "dominato" (235 d.C.).

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