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Pietro Bembo

Pietro Bembo è una figura molto importante nel Cinquecento italiano. È colui che pone le basi del classicismo rinascimentale e del petrarchismo. I suoi studi contribuiscono alla codifica della lingua letteraria italiana. Secondo il pensiero di Pietro Bembo, il volgare è la lingua della letteratura italiana. Bembo si batte per il recupero della lingua di Dante, di Boccaccio e soprattutto del Petrarca quale modello di perfezione stilistica, metrica e retorica della lingua letteraria nazionale. Nelle Prose della volgar lingua si occupa proprio di questo recupero, cercando di costurire le regole grammaticali della lingua volgare unitaria e di delineare le fondamenta di un "classicismo del volgare". La sua codifica della lingua italiana trova un ampio seguito da parte degli scrittori del suo tempo che si adattano alle norme linguistiche codificate da Bembo.

La vita. Pietro Bembo nasce a Venezia. Grazie alla sua formazione umanistica inizia a lavorare presso l'editore Aldo Manunzio. Approfondisce gli studi filosofici presso la corte di Ferrara. Successivamente si trasferibisce ad Urbino. Caduto in disgrazia entra nella vita ecclesiastica dove consegue una rapida carriera fino a diventare segretario di Leone X. Ormai famoso, Pietro Bembo viene nominato storiografo e bibliotecario della Repubblica di Venezia. Conclude la sua vita ecclesiastica con la nomina a cardinale da parte di papa Paolo III.

Opere. Il suo primo testo è una breve prosa latina dal titolo "De Aetna". In seguito ha modo di curare un'edizione delle Rime di Petrarca e della Commedia di Dante. Scrive gli "Asolani", dialoghi in tre libri che trattano dell'esperienza amorosa, alternando poesia e prosa. Nel periodo di Urbino, scrive le "Stanze", 50 ottave di stile petrarchesco. Dopo il suo trasferimento a Padova completa la sua opera più importante, le "Prose della volgar lingua". Le sue lettere vengono raccolte in un "Epistolario" pubblicato dopo la sua morte.

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