Parigi: Montmartre

Da una collina calcarea, alta 270 metri circa, si può godere un ampio panorama della capitale francese: la collina è Montmartre, uno dei quartieri più pittoreschi di Parigi, il cui nome originario fu “mons Martyrum”, dal martirio che dovette subire nel 272 S. Dionigi vescovo, ivi decapitato. Si racconta che il santo raccolse la sua testa e la portò in mano fino a questa collina, sita a nord di Parigi. In principio la collina fu sede di villaggi contadini, vigneti e mulini a vento (di cui ancora oggi se ne possono ammirare un paio) che rifornivano la città di farina e vino. A fine XIX sec. la Butte (Collinetta), ormai erosa dalle cave, iniziò a urbanizzarsi, diventando il luogo prescelto da artisti, pittori, musicisti, scrittori… una sorta di Aventino parigino delle origini. Dal sacro dell’arte di Montmartre al profano della vita notturna del Moulin Rouge, che sorge ai piedi della Butte, il passo fu breve: centro d’animazione notturna della capitale francese, il Moulin Rouge (realizzato tra 1885 e 1900) costituì dapprima un polo d’attrazione per artisti del calibro di Toulouse-Lautrec, che ne ritrasse le celebri ballerine di can-can, poi di Picasso, Braque e altri esponenti del cubismo presso gli ateliers del Bateau-Lavoir, in Place Emile-Goudeau. Il Bateau-Lavoir (battello-lavanderia, come quelli che percorrevano la Senna), un tempo fabbrica di pianoforti, divenne tra 1890 e 1920 la residenza di numerosi artisti (Picasso, Modigliani…), poi diventati celebri, i quali vi soggiornarono in condizioni di infima miseria, facendo perfino a turno per dormire sui letti. Place Blanche è dominata dalle pale del Moulin Rouge, locale da ballo che vide la consacrazione di Valentin le Desossé, J. Avril e la Goulue. A questo locale è ormai attribuita la nascita del can-can, che in realtà si sperimentò a Montparnasse, nei locali in cui si ballava la polca. L’Ottocento fu senz’altro il secolo d’oro per Montmartre, lungo le cui vie si incontravano gli artisti bohemiens, per i quali la stessa vita diventava arte, una vita concepita all’insegna della libertà dagli schemi e dalle consuetudini borghesi, dell’arte ufficiale o da quanto si percepisse di impositivo e dedicata in maniera totalizzante all’arte libera. T. Gericault e Camille Corot si stabilirono sulla Butte verso gli inizi del XIX sec. Verso la fine della prima guerra mondiale gli artisti si trasferirono sulla rive Gauche della Senna, decretando in tal modo la fine della fama di luogo peccaminoso di Montmartre, da allora costantemente assediata dai turisti ancora speranzosi di respirarvi l’aria bohemiene del periodo d’oro. Gli squallidi bordelli, i cabaret e le notti ritratte da Toulouse-Lautrec si sono ormai dissolti nel passato, facendo largo ad un nugolo di locali a luci rosse, sex-shop e cinema di scarsa qualità in cui a trionfare è la mercificazione. Qualcosa dello spirito degli antichi fasti ottocenteschi, tuttavia, si può ancora cogliere nella ripida rue des Saules, sede di pittori quali Suzanne Valadon e Utrillo. Le loro tele ritraggono le “boulangeries”, i “café”, gli alberi spogli e le panchine solitarie di Monmartre. Continuando la passeggiata, alla ricerca di atmosfere perdute, ci si può recare alla rue de Saint Vincent, presso “Au lapin agile”, un cabaret rustico, con l’insegna realizzata dal pittore Gill, che in origine si chiamava “Cabaret des Assassins”. Accadde qui nel 1911 che lo scrittore Roland Dorgele, spinto dall’avversione verso l’anticonformismo dell’arte moderna, di Picasso in particolare, tirò uno scherzo al poeta Apollinaire, strenuo difensore del cubismo, legando un pennello alla coda di un asino ed esponendo la tela così realizzata al Salon des Independents, intitolata “Tramonto sull’Adriatico”. Anche questo locale, ora sede di serate letterarie, venne immortalato dalle tele e dalle pagine di numerosi artisti. Tra gli spazi all’aperto più frequentati dal turista sulla collina c’è la Place du Tertre, dove si affollano ritrattisti e venditori di souvenir o l’ultima vigna rimasta a Parigi, la vigna della Butte. Per gli amanti del surrealismo pittorico da non perdere, nel pieno centro di Montmartre, l’Espace Montmartre Salvador Dalì, una mostra permanente di ben 330 opere del geniale ed eccentrico artista spagnolo. Nell’Avenue Junot invece capita di imbattersi al n.15 nella casa di Tristan Tzara, poeta dadaista rumeno: l’avanguardia è di casa a Montmartre! Cambiando del tutto registro, sulla collina di Montmartre è altresì possibile ammirare le celebri cupole della chiesa romanico-bizantina le Sacré-Coeur, il cui portico antistante è sovrastato da due statue equestri raffiguranti le due figure storiche cui i francesi sono più legati: il re Luigi il Santo e Giovanna d’Arco. Dalla cupola della chiesa di fine Ottocento è possibile godere del panorama della città. Oltre a Sacre-Coeur, si può visitare l’originaria abbazia benedettina di St. Pierre di Monmartre, la cui singolarità è dovuta al fatto che fu sconsacrata e trasformata, durante la Rivoluzione Francese, in Tempio della Ragione, per poi essere infine riconsacrata nel 1908. Gi.Lap.

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