La sperimentazione linguistica di Carlo Emilio Gadda

Nacque a Milano nel 1893. Il filo rosso sotteso all'intera opera di Gadda è la minuziosa operazione linguistica, da considerare mai fine a se stessa, ma quale frutto di un'ideologia derivante dall'alienazione capitalistica del suo tempo. Gadda disprezza di quest'ultimo l'efficientismo e il modernismo, mentre mostra di propendere verso un ordine e obbedienza militaresca a cui il popolo italiano non sembra incline nelle modalità da lui auspicate. “L'antifascismo di Gadda è di destra – considerava Joyce - […] nel fascismo non depreca tanto lo spirito, quanto le modalità d'attuazione, la volgarità e la barbarie, l'odore di canaglia.”. Sarà proprio l'impeto della sua anti-italianità a condurlo verso la “deformazione linguistica”, con cui ricercherà un nuovo linguaggio narrativo attraverso l'innovazione del lessico. Dialetto, tecnicismi, latinismi, linguaggio settoriale e specifico (notarile, ingegneristico, bancario...) gli permetteranno di disintegrare il linguaggio tradizionale letterario, considerato retorico e vuoto. Gadda usa le parole per arrivare alle cose, alla realtà, demistificata dalle stesse parole per coglierne il vero significato. “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” del 1957 è un fattaccio di cronaca in cui sono coinvolti personaggi del mondo piccolo borghese romano, dalla psiche corrotta e deviata a causa dell'oppressione esercitata dalla dittatura fascista. Ordine e legge sono prerogative che il solo commissario Ingravallo intende introdurre nel “pasticciaccio”. L'ironia fa da sfondo al romanzo, in cui talora prevale il fascino del disordine, talora l'attrazione commossa verso valori umani e culturali. Gonzalo Pirobutirro è, invece, il poco probabile protagonista sudamericano, ingegnere colto, avaro, misantropo de “La cognizione del dolore”, romanzo che di fatto richiama nell'ambientazione la ricca campagna lombarda. In questo romanzo l'irrisione da parte dell'autore si traduce nella “elefantiasi del dettaglio” operata sulla descrizione di oggetti kitsch che arredano le case di questi grotteschi imprenditori agricoli. Disordine, irrazionalità, caos risultano essere, dunque, vere e proprie metafore esistenziali nell'opera gaddiana, la cui polisemanticità si esplica su piani diversi: quello linguistico, quello storico-sociale del periodo fascista italiano e quello umano. L'individuo cerca di trarre dal disordine delle cose, dall'anarchia del linguaggio e degli avvenimenti esistenziali un senso “altro”, alternativo rispetto a quello imposto dal regime, vuoto, falso, ipocrita e roboante. Il rigetto morale, l'indignazione nei confronti del bluff esistenziale, in cui vive il piccolo borghese nel ventennio, si invera nel plurilinguismo, nel pastiche di stili e registri tra i più svariati e nella sperimentazione sintattica dell'opera gaddiana che indugerà sulle digressioni, quali espedienti letterari finalizzati all'allontanamento, alla distrazione del lettore dalla coerenza della trama, anch'essa considerata troppo conforme alla vacuità della tradizione letteraria.

18 / 12 / 2009

https://www.okpedia.it/la-sperimentazione-linguistica-di-carlo-emilio-gadda


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