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Guerra sociale romana

La guerra sociale romana è un conflitto interno alla repubblica romana che si svolge tra il 91 e l'88 a.C. tra i romani e gli alleati italici. In latino il termine "socius" significa alleato. Nel 91 a.C. il tribuno Livio Druso riprende la discussione sulle riforme dei Gracchi proponendo la concessione della cittadinanza agli italici e la nomina alla carica di senatore anche dei cavalieri. Entrambe le proposte non sono accolte dal senato romano e lo stesso Livio Druso viene assassinato. La sua morte scatena l'immediata ribellione delle popolazioni italiche, in particolar modo dei marsi e dei sanniti che creano insieme una federazione italica, detta Lega Italica o Lega Sociale, contro Roma. Ha così inizio la guerra sociale anche conosciuta come guerra marsica. Il senato richiama a Roma l'ex-console Gaio Mario, ritiratosi in Asia a vita privata dopo aver trionfato dieci anni prima nella guerra giugurtina e nella guerra romano-germanica. La guida delle operazioni militari è affidata anche a Gneo Pompeo Strabone e a Lucio Cornelio Silla. Nonostante le prime vittorie romane, nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decide di concedere la cittadinanza a tutte le popolazioni italiche non ribellate e a quelle disposte a deporre le armi. Il riconoscimento della cittadinanza spinge molte popolazioni italiche verso la pace con Roma. Nel 88 a.C. la guerra sociale romana può dirsi conclusa. Soltanto i sanniti continuano la ribellione ancora per altri dieci anni, fino alla definitiva riconquista romana di tutte le città campane.

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Repubblica romana


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