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La crisi del modello consumi-sviluppo

Il modello consumi-sviluppo alla base della società contemporanea rischia di scontrarsi con il limite delle risorse. La nostra idea di crescita nasce dall'esperienza storica avuta nel corso dei secoli da una sparuta minoranza della popolazione mondiale. Il mito della crescita infinita viene creato in Europa sulla scia della rivoluzione industriale, avvalorata dalla presenza di un mondo allora sconfinato e ancora poco popolato. Oggi la situazione è completamente diversa. La popolazione mondiale ha oltrepassato 6 miliardi di persone ed è destinata a raggiungere 9 miliardi entro il 2050. Le risorse naturali non saranno sufficienti a soddisfare tutti, non parliamo soltanto del petrolio o dei minerali ma anche delle risorse vitali come l'acqua potabile.

Basti pensare che 800 milioni di persone vivono il problema della denutrizione e 1,6 miliardi di individui non hanno mai acceso una lampadina. Il depauperamento delle risorse soddisfa pertanto le esigenze di una piccola minoranza della popolazione mondiale destinata però a dover cambiare abitudini. Paesi come la Cina o l'India hanno il legittimo diritto di avviare uno sviluppo e un benessere pari a quello realizzato in Europa e negli Usa.

Oggi il modello di consumo-sviluppo occidentale non è cambiato rispetto a quello ottocentesco e si scontra con la crescente scarsità delle risorse e con il desiderio della maggioranza della popolazione di ambire ad una esistenza migliore. Le risorse limitate pongono un vincolo invalicabile al problema.

La risposta arriva dallo sviluppo sostenibile ossia verso quelle scelte in grado di rendere duratura l'esistenza stessa dell'economia. Può sembrare paradossale affermarlo ma l'ottica dello sviluppo senza limiti depaupera le risorse ambientali al punto da spingere l'economia generale al fallimento e alla povertà collettiva.

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